Il Natale e le sue tradizioni a Cabbia di Montereale

Il Natale e le sue tradizioni a Cabbia di Montereale
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Venerdì 22 Dicembre 2023, 14:25

L’AQUILA Il Natale e le feste di fine anno portano, con se, un messaggio di pace e d’amore. Nel nostro Abruzzo montano, nelle zone interne, sempre più spopolate la festa più importante dell’anno è particolarmente sentita ed assume un significato diverso, profondo. Oserei dire di maggiore vicinanza e solidarietà poiché un piccolo paesino allocato tra i monti è una grande famiglia ove le poche persone residenti si conoscono, si rispettano si vogliono bene, si sostengono a vicenda.

Questa è Cabbia di Montereale: mio paese d’origine, misteriosa e sorprendente. Con i suoi boschi di faggio e castagno e, più a monte delle bellissime conifere che donando serenità ed aria salubre svettano maestose verso il cielo.

Un angolo di paradiso dove,- come in una nenia antica, che ne ha determinato la grandezza, la vita sofferta ma vissuta intensamente è passata per secoli e secoli. E’ un concentrato di semplicità e bellezza con i suoi vicoli confluenti verso la piazza in cui si erige una fontana cinquecentesca ed il Monumento ai Caduti illuminato dal tricolore. Le case aperte addobbate a festa con delle simpatiche lucine di Natale più una lieve spruzzata di neve sui monti donano al paese le sembianze di veri e propri presepi naturali. Questo paese era popolato, fino agli anni ‘70 da agricoltori che si spezzavano la schiena tutto il giorno per coltivare le pietrose terre d’alta quota da cui ricavavano poco o nulla. Fiorente era la pastorizia con tanti capi di bestiame ed il commercio. I più anziani raccontano che nella maggior parte dei casi loro partivano a piedi il giorno prima per essere presenti quello successivo alla fiera. Talvolta pernottavano in alloggi di fortuna quali stalle e fienili, raramente in case di qualche amico. In questo tipo di economia prevalentemente agricola le donne di famiglia, mogli e mamme, avevano un loro ben preciso ruolo consistente nella gestione della famiglia nell’accudimento degli animali da cortile e nell’approvvigionamento della legna necessaria al fabbisogno famigliare per riscaldarsi e cucinare, nei lunghi e gelidi inverni cabbiesi.

La tradizione del Natale a Cabbia contempla la realizzazione del “fuoco del Bambino” che affonda le sue radici nella notte dei tempi. Si tratta di un grande falò acceso la sera del 24 dicembre in piazza che la leggenda vuole servisse a riscaldare il Bambinello appena nato.

Anche quest’anno siamo riusciti a mantenere la tradizione poichè la settimana scorsa, per evitare che una nevicata improvvisa sempre possibile in montagna, negli ultimi giorni ne impedisca l’accensione, abbiamo provveduto all’approvvigionamento della legna.

La sera della Vigilia sebbene saremo in pochi, poiché tanta gente torna in paese per Capodanno, dove quest’anno i festaroli di San Rocco 2024 che ringrazio di cuore, hanno organizzato il veglione in una tensostruttura riscaldata, accenderemo il gran falò. Anticamente nelle case la sera del 24 in fase di inizio festeggiamenti veniva messo nel camino “lu cioccu e notte Natale”. Esso, scelto dal nonno persona più saggia ed esperta di ogni famiglia, in fase di sistemazione della legna lo metteva da parte; era secco e resistente quindi adatto a mantenere calda la casa fino a tardi. Io nell’intento di trasmettere ai miei figli questo bagaglio culturale, mantengo intatta l’usanza e nell’estate scelgo quello più adatto all’uso.

Altro grande valore, che resiste impassibile al trascorrere del tempo nel mio piccolo, amato, borgo montano, è la solidarietà: sorriso del mondo e risorsa della vita. Concreta e vasta è la rete tra di noi che, comunque facciamo anche proselitismo, porta un sorriso un gesto una parola buona volta a far sorgere il sole in una giornata buia. Tutto ciò testimonia il forte e coinvolgente potere della mia terra abruzzese.

Tantissimi auguri di buon Natale al direttore di questa testata giornalistica, ai lettori, ai miei compaesani. Specialmente a quelli che vivono situazioni di difficoltà in seguito a cagionevoli condizioni di salute.


Nando Giammarini*
* Giornalista e studioso di tradizioni locali

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