Ha riferito di aver avuto in passato problemi di tossicodipendenza e per questo di essersi sottoposto ad analisi per l'Hiv e per l'epatite C, che hanno sempre dato esito negativo. Ha aggiunto che la compagna lo ha sempre rassicurato, negando di essere affetta da tali malattie e pertanto di aver avuto con lei frequenti rapporti non protetti. Ed ora la preoccupazione è per i tanti clienti che hanno avuto contatti con la 36enne, avvistata in stazione almeno dal mese di dicembre sino ai primi di maggio. E quindi circa un centinaio di uomini, ai quali la polizia rinnova l'invito a presentarsi in questura, garantendo loro il massimo anonimato. Proprio per aiutarli e tutelarli, sono state fornite indicazioni più precise della donna. La vicenda è venuta fuori nell'ambito di una vasta inchiesta della squadra mobile sulla prostituzione che ha portato nel maggio scorso a sgominare cinque nuclei criminali, formati da albanesi e romeni, dediti allo sfruttamento di ragazze albanesi, romene ed italiane nella zona della stazione e della pineta.
Dalle indagini, partite alla fine del 2016, è venuto fuori che J.M. si prostituiva nei dintorni della stazione in maniera del tutto autonoma. Non faceva parte di gruppi, non aveva protettori, ma lo faceva per avere i soldi necessari a procurarsi la droga.
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