A giugno, per gli stessi reati, era stato arrestato un marocchino di 22 anni, Driss Elamri, residente a Gioia del Colle, ma di fatto domiciliato a Pescara, con alle spalle tre condanne in primo grado per rapina ed estorsione, precedenti vari tra cui aggressioni fisiche nei confronti della compagna. Il marocchino era stato subito individuato grazie alle immagini delle telecamere di alcuni negozi della zona oltre che dalle descrizioni fornite dalla vittima e da un amico che era con lei e che con lei ha vissuto quell'incubo. Descrizioni rivelatesi poi fondamentali anche per incastrare il tunisino.
Stando ai loro racconti, la sera della violenza volevano solo consumare un po' di cocaina, di cui ogni tanto fanno uso, e per questo avevano deciso di recarsi nel capannone abbandonato della Tiburtina, per acquistarla. Erano arrivati lì intorno alle 23.30. All'interno del capannone c'era già un'altra coppia di giovani. I due ragazzi si erano subito allontanati per andare a comperare insieme la droga, mentre le ragazze erano rimaste a parlare fra loro. Dopo poco, erano state avvicinate dai due extracomunitari, con cui avevano iniziato tranquillamente a chiacchierare. Al ritorno dei ragazzi, l'inferno. I due pretendevano infatti la cocaina appena acquistata e per questo erano diventati aggressivi. Vedendo le brutte, la coppia era riuscita a fuggire, mentre per la vittima e l'amico botte, soprusi e abusi. Il ragazzo ha raccontato agli investigatori, di essere stato afferrato da dietro per un braccio da Elamri, che conosceva di vista in quanto gravitava nell'ambiente del piccolo spaccio, e di essere stato colpito ripetutamente al volto con dei pugni sino a rimanere bloccato a terra.
L'altro, invece, ha preso con la forza la ragazza, prima l'ha colpita con qualche pugno e poi l'ha costretta ad avere un rapporto sessuale. «Ad un certo punto – ha riferito la ragazza – mi ha lasciato andare e l'altro ha lasciato andare il mio amico che mi ha preso per il braccio e siamo riusciti ad uscire». Dietro di loro, i due extracomunitari con in mano il giubbino della giovane, a cui poi è stato restituito senza portafogli e telefonino. Di qui anche le accuse di rapina. Per la giovane, uno shock terribile, di cui ha parlato prima con alcuni amici, raggiunti dopo il fatto in corso Manthoné, e poi con il padre, che l'ha convinta a raccontare tutto alla polizia. E' stata quindi accompagnata in ospedale da dove è stata dimessa con una prognosi di sette giorni per "sospetta violenza sessuale ed ematoma della mandibola destra", mentre al suo amico sono stati diagnosticati tre giorni di prognosi per una lesione ad un dente.
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