In particolare, la Banca d'Italia (nella recente Relazione annuale) ha cercato di analizzare gli effetti del calo dei tassi di interesse dai massimi del 2012: un calo che dipende sia dalla riduzione dei tassi internazionali di riferimento, sia (ma in una fase successiva) da quella dei margini applicati dalle banche. Per tre quarti dei mutui, quelli a tasso variabile, il beneficio è stato pressoché automatico. Ma cosa è successo a chi aveva stipulato a tasso fisso? Per ottenere un miglioramento occorre ricontrattare il prestito oppure sostituirlo o surrogarlo. Usando i dati della propria indagine sui bilanci delle famiglie, Via Nazionale osserva che nel 2014 il 4 per cento delle famiglie ha migliorato le condizioni del mutuo per questa via, mentre nel 2015 secondo dati preliminari la quota sarebbe salita al 9.
Tra quelle che invece non hanno modificato le condizioni, la metà paga ancora un tasso di interesse superiore di almeno un punto rispetto a quello sui nuovi mutui. Insomma solo alcuni hanno tratto beneficio dal nuovo scenario: nota Bankitalia che si tratta "per lo più delle famiglie con i redditi più alti, superiori alla mediana, caratterizzate da una più elevata educazione finanziaria".
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