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di Luca Cifoni

Terremoto (e migranti): il mistero dei fondi ora andrebbe chiarito

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Mercoledì 2 Novembre 2016, 15:06 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 11:21
Si parlava in questo stesso blog della poca poca chiarezza sui fondi per il terremoto inclusi nella legge di bilancio, in particolare quelli relativi alla messa in sicurezza del territorio nazionale al di là dell'immediata e drammatica emergenza nel centro-Italia. Nel frattempo ci sono state alcune novità: da una parte le nuove scosse che hanno colpito quelle zone, aumentando danni e sofferenze, dall'altra la piena disponibilità dei testi ufficiali, dal Documento programmatico di bilancio (Dpb) inviato alla Commissione europea al testo della legge di bilancio presentato alla Camera. Il nostro Paese si è impegnato in un confronto a tratti aspro con le istituzioni europee, per rivendicare maggiori margini di spesa in conseguenza di questi eventi e di un'altra emergenza, quella connessa a migranti e rifugiati: si tratta in entrambi i casi di interventi aggiuntivi pari allo 0,2 per cento del Pil (circa 3,4 miliardi). Il totale quindi fa 0,4.

​I maggiori dettagli però non aiutano a chiarire la situazione: da un esame del testo e dei numeri della relazione tecnica resta l'impressione che le misure specificamente destinate alla sicurezza anti-sismica rappresentino solo una parte delle risorse invocate. Parliamo di quelle aggiuntive oltre ai 2,8 miliardi per l'emergenza diretta, che in base ai Trattati europei sono già considerate legate a eventi eccezionali e quindi escluse dal conteggio ai fini dei saldi strutturali. La legge se ne occupa esplicitamente solo all'articolo 51, che - richiamando il decreto per gli interventi urgenti - prevede per il 2017 400 milioni come credito d'imposta ai privati che accedono a finanziamenti agevolati per ricostruire, e 200 milioni di contributi per la ricostruzione pubblica. E la messa in sicurezza degli edifici pubblici a partire dalle scuole? Si trovano 128 milioni per la prosecuzione del piano "Scuole belle" del governo (art. 56) e 105 milioni concessi come spazi di bilancio ai Comuni per l'edilizia scolastica (art. 65): ma queste spese non sono destinate specificamente alla protezione dai terremoti. C'è poi l'articolo 21 che mette in campo un fondo da 1,9 miliardi per otto diverse finalità, tra cui la prevenzione del rischio sismico e il rischio idrogeologico: per il 2017 però l'impatto sull'indebitamento netto (è questo il saldo rilevante per Bruxelles) è di soli 629 milioni. Quindi, per riassumere: ipotizzando che i fondi dell'articolo 51 siano da considerare aggiuntivi rispetto all'emergenza, che metà di quelli dell'articolo 21 vadano a finalità almeno connesse con il sisma e che qualcosa venga anche dalle restanti risorse per le scuole, si arriva intorno al miliardo.

Ci sarebbero poi le detrazioni d'imposta, potenziate rispetto a quelle per ristrutturazioni e risparmio energetico, destinate ai privati che fanno lavori di adeguamento anti-sismico. Qui la situazione è ancora meno comprensibile. Nella risposta alla commissione Ue lo stesso ministro per l'Economia ha quantificato in 2 miliardi il costo di queste agevolazioni per il bilancio dello Stato, nel 2017. Se non che, nella relazione tecnica al disegno di legge di bilancio, le specifiche detrazioni per la sicurezza sismica hanno un effetto negativo netto di appena 16,2 milioni, mentre il totale degli incentivi fiscali per i lavori in casa, compresi i connessi acquisti di mobili, per il prossimo anno ha addirittura un impatto leggermente positivo sul bilancio dello Stato, pari a 28,7 milioni. Questo perché il governo suppone di ottenere subito benefici in termine di maggiore Iva derivante dalla spesa per ristrutturazioni, mentre la perdita di gettito sull'Irpef è diluita negli anni per il meccanismo delle rate.

Quanto all'emergenza migranti, le relative voci aggiuntive sono più facili da trovare: si tratta di 320 milioni di rifinanziamento per le attività di accoglienza nella seconda sezione della legge di bilancio (non è chiaro se impattino tutti sull'indebitamento netto) mentre altri 280 previsti dall'articolo 84 non hanno effetti sui saldi di finanza pubblica in quanto fondi strutturali già inclusi nei programmi Ue. Su questo punto la stessa risposta del ministro alla commissione sostiene una tesi politica: le risorse (tra i 3,8 e i 4,2 miliardi) non vanno conteggiate solo se aggiuntive rispetto all'anno precedente, come vorrebbe la Ue, ma in quanto derivanti dal fatto che l'Italia si trova ad essere la frontiera della Ue. Tesi rispettabilissima, che però almeno sul piano formale non spiega come nel 2017 si crei il deficit aggiuntivo richiesto al Parlamento prima ancora che a Bruxelles. Se i fondi sono sempre quelli, le Camere hanno autorizzato una spesa già programmata.

In conclusione, i temi sono delicati e la materia di bilancio certamente complessa: alcuni dettagli magari non sono facili da evidenziare ma una maggiore chiarezza non potrebbe che aiutare il lavoro che il governo e il Paese stanno facendo su entrambi i fronti.

Aggiornamento 8 novembre: delle risorse effettivamente stanziate per il terremoto hanno parlato in audizione parlamentare alcune istituzioni come Banca d'Italia e Ufficio parlamentare di bilancio (Upb). Per l'Upb in particolare i 2 miliardi di incentivi fiscali per i privati vanno intesi "apparentemente" non come nuove risorse ma come "rate residue delle detrazioni inerenti incentivi fiscali pregressi", non tutte relative a lavori di sicurezza anti-sismica in senso stretto. Quindi il governo chiederebbe, in nome dell'emergenza terremoti, di non considerare ai fini delle regole europee gli oneri sostenuti dallo Stato per incentivare le ristrutturazioni degli anni passati.
 
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