MilleRuote
di Giorgio Ursicino

Volkswagen più forte del dieselgate: nel primo trimestre aumentate le vendite mondiali

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Giovedì 28 Aprile 2016, 21:09
Dieselgate? Che fine ha fatto il caso aziendale più clamoroso degli ultimi anni capace, secondo numerosi commentatori, di mettere in ginocchio la produzione automobilistica tedesca, e persino quella europea? Dopodomani a Wolfsburg l’assemblea degli azionisti Volkswagen approverà il primo bilancio in passivo dal 1993. Il che significa che sui conti 2015 una conseguenza c’è stata. E tuttavia «le attività del gruppo sono in gran forma, come mostrano chiaramente i risultati al netto degli oneri straordinari», osserva per nulla preoccupato il ceo Matthias Mueller.

Del resto sulla perdita, poco meno di 1,6 miliardi, incidono i 16,2 miliardi di accantonamenti destinati a far fronte alle eventuali conseguenze del caso emissioni e il risultato operativo (12,8 miliardi) è in linea con quello del 2014, mentre fatturato (213 miliardi, +5,4%) e dipendenti (oltre 610 mila, +3%) sono addirittura in crescita insieme alla liquidità, passata da 17,6 a 24,5 miliardi. Insomma, sotto il profilo dei ricavi e dei margini è come se il tornado dieselgate non avesse mai investito la casa di Wolfsburg: in breve, praticamente nessuno dei brand che fanno capo alla casa automobilistica ne ha sofferto. Nei giorni scorsi il gruppo ha siglato un’intesa di principio con le autorità Usa allo scopo di disinnescare le class action, annunciando che, per motivi legali, non potranno per ora essere pubblicati i riscontri delle indagini interne ancora in corso.

Ma il fatto che nemmeno negli Stati Uniti le vendite abbiano subito contraccolpi irreparabili, la dice lunga sul percepito dei consumatori e su quanto della vicenda è rimasto nel loro immaginario. Nessuno, cinque o sei mesi fa, quando si era nel pieno della campagna mediatica sulle emissioni, avrebbe previsto che il clamore si sarebbe riassorbito in così poco tempo e soprattutto senza conseguenze commerciali. Persino i mercati finanziari, per solito più sensibili del consumatore retail, oggi non sembrano condizionati più che tanto dal caso. E non potrebbe essere diversamente, visto che rispetto a gennaio-marzo 2015 le consegne di auto sono in crescita in tutte le principali aree del mondo nonostante in quel periodo il gigante di Wolfsburg viaggiasse su livelli record tanto che, al termine del semestre dello scorso anno, conquistò per la prima volta la testa della classifica mondiale delle vendite.

Sicché, anche il valore dell’azione e la relativa capitalizzazione ha sofferto relativamente, incassando una perdita pressoché in linea con quella dei più solidi gruppi del settore che, da questo punto di vista, hanno avuto un inizio 2016 particolarmente difficile. Peraltro, secondo il governo tedesco il problema delle emissioni sembra coinvolgere (anche se in modo diverso) pure altri costruttori. Dallo scenario attuale sembra di cogliere due messaggi in particolare: 1) gli automobilisti di tutti i continenti sono poco interessati alle emissioni e alle eventuali influenze sull’ambiente; 2) il gruppo Volkswagen si è guadagnato nel tempo una reputazione così solida per tecnologia e qualità da superare indenne anche momenti molto complessi.

Tant’è che alla fine del primo trimestre Wolfsburg aveva già venduto oltre 2,5 milioni di veicoli, lo 0,8% in più (uguale percentuale di crescita nel mese di marzo) rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Le consegne sono aumentate per tutti i marchi e in tutte le principali “region”, con l’eccezione delle vetture VW e di qualche paese che attraversa una forte crisi di mercato, a cominciare da Russia e Brasile. Nei tre mesi Audi è cresciuta del 4%, Skoda del 4,3%, Porsche del 9,5%. Non da meno i veicoli da lavoro: Scania +5,4%, Man +6,3%, commerciali Volkswagen +4,3%. Le vetture VW sono invece scese dell’1,3%, penalizzate soprattutto dal crollo del mercato sudamericano (Brasile in testa) dove la casa tedesca è fra i leader.

In Europa il gruppo è cresciuto del 3,3%, in Asia-Pacifico del 4,3% con una punta del 6,4% nella strategica Cina. In calo gli Stati Uniti dove si è innescato il caso emissioni (-5,7%), oltre a Russia (-16,3%) e America Latina (-27,6% con una punta del 35,9% in Brasile) dove è però l’intero mercato in caduta libera. C’è da notare che anche negli Usa il trend è in miglioramento con le performance dell’ultimo mese (-3,7%) in ripresa rispetto al cumulato. Le vendite delle vetture del marchio Volkswagen, in particolare, sono stabili in Europa, cresciute del 4,8% in Asia-Pacifico (+6,5% in Cina). Molto bene le performance anche in Italia, il mercato più in salute fra i grandi in questo inizio d’anno. In un supermarket che nel trimestre e nell’ultimo mese è cresciuto rispettivamente del 17,4% e del 20,8%, le vetture del brand VW hanno registrato più 20,3% e più 23,7% (la quota è salita dal 7,3% al 7,5%).

Bene l’andamento anche dell’intero gruppo che ha visto aumentare le consegne del 18,6% a marzo e del 22,1% nel trimestre. Fatalmente, il titolo ha chiuso la scorsa settimana a Francoforte a 137 euro in crescita di quasi il 10% rispetto al venerdì precedente, nonostante i costi dell’accordo americano. È pur vero che un anno fa aveva toccato 247 euro, ma una consistente perdita di valore si era avuta in seguito al dissidio ai vertici tra Ferdinand Piech e Martin Winterkorn avvenuto proprio la scorsa primavera, mentre prima del caso emissioni (metà settembre) l’azione valeva 167 euro e, da allora, come detto il calo è stato più o meno in linea con quello delle principali aziende del comparto automotive, anche considerando quelle più forti e strutturate.

Basti osservare che il titolo Toyota da settembre è sceso a Wall Street da 131 a 105 dollari, quello Fca a Milano (al netto dello scorporo Ferrari) è passato da 9,7 a 7,2 euro, quello Daimler a Francoforte aveva toccato 84 euro a dicembre ed ora quota 63 euro, quello BMW, nello stesso periodo e sulla stessa piazza, è passato da 103 a 83 euro. Persino a Wall Street, i cui indici restano sui massimi, l’azione Ford è sceso da 16,6 dollari (ottobre 2015) a 13,6 mentre General Motors a dicembre era a 36 dollari e a febbraio 26 (ora è risalito a 32).
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