Anna Guaita
Quest'America
di Anna Guaita

Proverò a bestemmiare, ma con moderazione.

di Anna Guaita
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Mercoledì 18 Gennaio 2017, 04:18 - Ultimo aggiornamento: 04:20
NEW YORK – Non mi piace bestemmiare. Ho sempre pensato che sia poco elegante, poco rispettoso, e fondamentalmente inutile.

Invece pare che io mi debba ricredere. Una valanga di studi di psicologi, di esperti di scienze cognitive, di linguisti, sembra dimostrare il contrario: bestemmiare può essere utile.

Non solo: chi si lascia sfuggire qualche bestemmia si rivela in genere più trasparente, più intelligente, più socievole. Uno studio condotto insieme dalle università di Hong Kong, Stanford, Cambridge e Maastricht infatti ha trovato una diretta relazione fra l’uso delle bestemmie e l’onestà caratteriale.

Un altro studio degli psicologi Kristin e Timothy Jay del Marist College e del Massachusetts College of Liberal Art proverebbe che chi ha una vasta conoscenza di parolacce, vanta anche un vocabolario più ampio e strutturato di chi non vi faccia mai ricorso.

Psicologi della Keele University in Gran Bretagna hanno riassunto una loro ricerca sulla rivista scientifica NeuroReport, secondo la quale chi bestemmia quando prova dolore riesce a diminuire la sensazione dolorosa: “Se vi fate male, urlate una bestemmia” raccomanda il professor Richard Stephens. E non parliamo solo di male fisico: bestemmiare aiuta anche a superare crisi emotive. Ma solo se non lo o fa troppo spesso: il potere anestetico della parolaccia va diminuendo quanto più se ne fa uso.

La professoressa di Linguistica alla University of Sidney, Monika Bednarek, ha dimostrato che alcuni dei programmi tv di maggior successo come “The Wire”, sono pieni di parolacce. La professoressa sostiene che in certi contesti, bestemmiare può avere “un ruolo sociale” e contribuire a creare “dei legami di amicizia e intimità”.

Lo psichiatra Neel Burton ha invece constatato che bestemmiare “fa sentire in controllo”, cioé dà la sensazione che “non siamo vittime passive, ma reagiamo e lottiamo”.

Benjamin Bergen è uno scienziato cognitivo dell’University of California a San Diego. E' l’autore del libro “What the F.” dedicato allo studio di “cosa il bestemmiare rivela della nostra lingua, del nostro cervello e di noi stessi”. Bergen spiega: “Dire parolacce fa parte della dimensione universale dell’uomo. Evoca e trasmette emozioni”. E’ un comportamento tabù, che però non resta mai lo stesso, e cambia con il passare dei secoli e le generazioni. I giovani americani di oggi ad esempio trovano certe parolacce legate al sesso molto meno offensive che non i loro genitori, mentre non ne possono tollerare altre, soprattutto quelle legate alla razza o all’identità sessuale degli individui.

Ma soprattutto, quel che Bergen nota è che ogni studio che riconosca qualche utilità alle bestemmie, conferma anche che più le usiamo meno effetto hanno.

Forse è la scoperta dell'acqua calda. Ma sembra che ci dia consiglio: concedetevi qualche parolaccia al momento opportuno, può essere efficace e liberatoria. Ma se esagerate, perderete quel vantaggio.

 
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