Anna Guaita
Quest'America
di Anna Guaita

Vocabolarietto elettorale: Trump e il parmigiano

di Anna Guaita
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Sabato 2 Aprile 2016, 04:05

NEW YORK - In genere, vi propongo I miei “vocabolarietti elettorali” quando siamo nella volata finale, dopo le Conventions, nei tre mesi – agosto, settembre, ottobre – prima del voto di novembre. Quest’anno sono già vari mesi che si vanno accumulando espressioni, frasi, slogan che probabilmente resteranno nella lingua comune. Allora comincio già ora, e con il passar del tempo andrò aggiungendo nuove puntate. Ovviamente, suggerimenti e proposte sono benvenuti.
 
TRUMP
“Make America Great Again”, il suo slogan è diventato subito familiare perché fa sognare ai nostalgici un ritorno a un’America “grande”, quando era l’unica superpotenza economica al mondo e dettava legge, l’America vincitrice della seconda guerra mondiale. In realtà è uno slogan astuto anche perché è già familiare agli americani: “make America grate again” è l’invito salutista di chef e produttori di parmigiano, che dovrebbe convincere gli americani a non comprare formaggio pre grattugiato (che qui ha un’aria e un sapore gommosi) ma “ricominciare a grattugiarlo” da sé. Insomma, è uno slogan che non profuma solo di passate “grandezze” ma anche di un buon tocco di parmigiano.
 
CRUZ
“Carpet Bombing”: è la promessa che il senatore texano ha fatto varie volte, “bombardare a tappeto” l’Isis. Ovviamente Cruz non entra nei particolari, e cioè non spiega esattamente quali parti dell’Iraq e della Siria intenderebbe radere al suolo se diventasse presidente. L’idea di poter distruggere il terrorismo cancellandolo dalla faccia della terra a forza di bombe è così cieca alla realtà che abbiamo intorno (bombardare anche Bruxelles?) che dovrebbe generare reazioni indignate da parte dei giornalisti Usa. Nella nostra epoca moderna, vari presidenti si sono dovuti cimentare con il problema di bombardare il nemico nascosto nelle città, senza ammazzare anche centinaia se non migliaia di innocenti: ricordate le “bombe intelligenti” della Guerra del Golfo, nel 1991? Sembravano la nuova frontiera delle armi ad alta tecnologia, “un bersaglio, una bomba”, precise “chirurgiche”. Una balla: sbagliarono, ce ne vollero tante, e tante carneficine per spingere Saddam Hussein ad arrendersi.
 
KASICH
“The only adult in the room”: il governatore dell’Ohio è stato più volte definito “l’unico adulto nella stanza” dopo i vari dibattiti in cui i rivali si accapigliavano nel modo più imbarazzante. John Kasich, le cui credenziali conservatrici sono impeccabili e sono state assolutamente coerenti in tutta la sua lunga carriera politica, ha tentato ogni volta di riportare il dibattito sui temi economici e sociali importanti per la destra. Non c’è riuscito. E il fatto che un politico serio, con i piedi per terra, con un progetto reale, fedele all’ideologia repubblicana, non sia riuscito altro che a vincere il proprio Stato in queste primarie, la dice lunga di dov’è finito il Grand Old Party.
 
CLINTON
“I am still standing”: è la risposta che la ex first lady, ex senatrice ed ex segretario di Stato dà quando qualcuno le ricorda che i giovani non si fidano di lei, e la giudicano corrotta e falsa. "Sono ancora in piedi", risponde, ricordando che sin da quando è diventata figura pubblica ogni scandalo che le è stato buttato addosso è stato ampiamente studiato, e si è risolto in genere in un nulla. I miei lettori forse ricordano che non ho grande simpatia per la signora, ma certo bisogna riconoscere che c’è un accanimento contro di lei che – alle volte – fa sospettare l’esistenza di un fumus persecutionis. Proprio in questi giorni anche il Washington Post, come già il New York Times, deve fare marcia indietro nelle sue denunce contro di lei. Il NYTimes aveva sostenuto che su Hillary c'era un'indagine criminale, ma poi ha dovuto correggere l'affermazione. Ora il Washington Post riconosce che non è vero che ci siano 146 agenti dell'Fbi a indagare sul mailgate (sarebbero stati più di quelli usati nell'attentato terroristico di Oklahoma City) come aveva scritto a gennaio. Il vero numero pare sia solo 12, o anche meno.
 
SANDERS
“Feel the Bern”: è un gioco di parole fra Bernie e burn. Dovrebbe significare “sentire il fuoco” della passione per il 74enne senatore del Vermont. Ma “the burn” è anche il bruciore delle infiammazioni urinarie.  I giovani che lo ammirano non sono disturbati da simili immagini, ma molti repubblicani pensano che se mai Sanders dovesse compiere un miracolo e diventare lui il candidato democratico a novembre sarà facile bollarlo “Bernie, il socialista che vi augura un’infezione urinaria”.
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