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di Enzo Vitale

L'asteroide e l'estinzione dei dinosauri: ecco come ci difenderemo noi

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Lunedì 26 Settembre 2016, 15:29 - Ultimo aggiornamento: 15:34
In una ridente giornata di settanta milioni di anni fa, almeno a sentire le teorie più accreditate, una cometa o un asteroide del diametro di circa dieci chilometri impattò sulla Terra. Uno sconquasso talmente violento che può essere paragonato a un’energia dieci miliardi di volte maggiore della bomba atomica sganciata su Hiroshima. Il risultato fu la totale scomparsa della specie che allora dominava il pianeta: i dinosauri. Le prove? Una delle tracce più evidenti è stata individuata tempo fa, si tratterebbe del cratere di Chicxulub in Messico, che ha un diametro di quasi duecento chilometri.
Negli ultimi giorni due piccoli asteroidi, scoperti solo qualche ora prima, hanno sfiorato la Terra. Il primo (chiamato 2016QA2) è passato nella notte del 28 agosto ad una distanza di circa 86 mila chilometri, mentre il secondo (nome in codice 2016RB1) a neppure 41 mila chilometri, più o meno l’altezza in cui si pongono i satelliti geostazionari. Insomma, astronomicamente parlando, un’inezia. Ci dobbiamo preoccupare?


(Oltre alla caduta di un asteroide, i dinosauri si estinsero anche a causa delle eruzioni vulcaniche che ne derivarono)

PARLA L'ESPERTO
«Parliamoci chiaro, un rischio di carattere generico c’è e c’è sempre stato -commenta Giovanni Valsecchi, ricercatore ed esperto di meteoriti dello Iaps Inaf (Istituto nazionale di astrofisica)- ora però ce ne accorgiamo di più in virtù del fatto che nel mondo sono molti gli osservatori dedicati all’avvistamento dei cosiddetti Neo (Near earth object), gli asteroidi potenzialmente pericolosi. Quelli passati giorni fa sono oggetti molto piccoli, della dimensione di un Suv, che non possono fare tanti danni ma ciò dipende anche dalla loro traiettoria. In ogni caso - continua - sappiamo anche che, da un punto di vista statistico, sulla Terra cadono almeno un centinaio di oggetti medio/grandi ogni secolo. Più o meno un asteroide all’anno con una capacità distruttiva simile all’atomica di Hiroshima. La probabilità di colpire una città o un luogo abitato comunque sono remotissime». E allora il bolide che cadde due anni fa in Russia? «Il caso della città russa di Čeljabinsk, avvenuto nel 2013, è proprio il classico caso che non fa testo - ammette Valsecchi - si tratta di un evento possibile ogni 40/50 anni, mentre per la cometa o l’asteroide che contribuì all’estinzione dei dinosauri i tempi sono più dilatati: una volta ogni 100 milioni di anni». Quindi per ora possiamo stare tranquilli.

(L'astrofisico Giovanni Valsecchi dello Iaps Inaf)


LA MISSIONE
Andrea Milani, docente di Matematica all’Università di Pisa, pur non facendo parte del team della Nasa che ha progettato la sonda diretta verso l’asteroide Bennu, ha lavorato a stretto contatto con gli scienziati americani. «Prima del lancio, insieme al gruppo coordinato dallo statunitense Dante Lauretta - racconta il docente - abbiamo studiato quali sono le possibilità che l’asteroide Bennu possa collidere contro il nostro pianeta. La stima che è stata fatta corrisponde a 1 su 2.700 in un arco di tempo compreso tra il 2180 e il 2200. Perchè è importante andare lassù? Soprattutto per comprenderne la composizione e le proprietà fisiche - risponde Milani - per intervenire sulla sua orbita dobbiamo studiarlo minuziosamente e in ogni caso un eventuale progetto di deviazione dovrebbe iniziare almeno trenta anni prima dell’incontro ravvicinato con la Terra. Insomma prima o poi qualcuno se ne dovrà occupare».

(Il professor Andrea Milani, professore di Matematica all'Università di PIsa)


ASTEROIDI E VIP
Tanto per alleggerire la tensione torniamo con i piedi per terra. Con questioni più futili, ma singolari. Il Minor Planet Center, organizzazione che dipende dall’Unione Astronomica Internazionale, è l’ente che, tra le altre cose, sovrintende alla intitolazione di questi corpuscoli che vagano nello spazio. È curioso sapere che a diverse personalità, non solo del mondo scientifico, sono stati affibbiati meteore, asteroidi e oggetti celesti vari. Ai Beatles, ad esempio, è stato dedicato l’oggetto 8749, un asteroide scoperto nel 1998, mentre agli stessi componenti della storica band è stato invece dedicato, Yoko Ono compresa, una meteora a testa. Tra i fortunati “possessori” di un sassone spaziale ci sono il chitarrista e il cantante dei Queen, Bryan May (che tra l’altro è anche un astrofisico) e Freddie Mercury. Rispettivamente con l’oggetto 17473 e 52665. Tra gli attori non mancano Robin Williams, Tea Leoni e lo stesso signor Spock di Star Trek, nella vita Leonard Nimoy, scomparso nel febbraio dello scorso anno. Tra gli italiani, invece, compaiono i cantanti lirici Luciano Pavarotti, Andrea Bocelli, il giornalista scientifico Piero Angela, il cantautore Eugenio Finardi, l’astronauta Umberto Guidoni e il Premio Nobel Dario Fo. Ma l’elenco sarebbe lungo.

(Il giornalista e divulgatore scientifico, un asteroide anche per lui)

IL SASSONE PIU' PERICOLOSO NEL XXIX SECOLO
In attesa di qualche incontro poco raccomandabile, sulla Terra ci si organizza. A Frascati, ad esempio, opera anche un Osservatorio dell’Agenzia spaziale europea, il cui responsabile è Ettore Perozzi, che si occupa proprio di segnalare oggetti potenzialmente pericolosi. Tutte le informazioni concernenti le possibilità di impatto, invece, vengono diffuse attraverso due siti web, il primo nato in Italia nel 1999 NeoDys-2 presso l’Università di Pisa, il secondo operante, dal 2002, presso il Jet Propulsion Laboratory della NASA. Ma esiste attualmente un asteroide più pericoloso degli altri? «A dire il vero quello ritenuto un po’ più capriccioso si chiama 1950 DA e rispetto a Bennu ha una possibilità di impattare molto più alta. Abbiamo tempo per occuparcene, l’incontro avverrà solo nel ventinovesimo secolo».




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