“Il mistero dei Cosmati”: un giallo nel giallo che con la fantasia salva la vera arte romana

Face & Book
di Carmine Castoro
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Lunedì 10 Marzo 2014, 13:37 - Ultimo aggiornamento: 15 Ottobre, 20:41
Ha sicuramente ragione Roberto Ivaldi: ogni giorno, entrando nelle chiese romane, calpestiamo i pavimenti degli antichi marmorari , opere finemente lavorate e cesellate, senza avvertire il minimo senso storico, sorvolando sulla loro bellezza, senza chiederci nulla della mirabile capacità artigianale dei loro ideatori che, di per sé, rappresenta un giallo storico poiché, pur avendo lasciato pregevolissime vestigia nel patrimonio artistico della Capitale, sparirono improvvisamente come confraternita senza lasciare tracce e documenti di sé.



Un giallo nel giallo, allora, quest’ultima fatica letteraria di Ivaldi, tra suspense ed erudizione, tra finzione e realtà storica, che ha il pregio – come sottolinea l’autore stesso – di voler recuperare un pezzo di storia e di arte romana, e italiana, salvandola dall’oblìo definitivo grazie alla leggerezza di una vicenda romanzata che ne rilancia tutto il mistero e la maestria. La vicenda dei magistri doctissimi – maestri marmorari, i Còsmati del titolo – si snoda per lo più a Roma tra il 1414 e il 1471. Braccio del Poggio, amico di Coluccio Salutati, è umanista di fama, filologo, segretario pontificio e diplomatico. È a Braccio che si presenta un giorno Luc’Antonio dei Mellini, discendente della confraternita dei marmorari, attiva da secoli nei laboratori di Roma, e perseguitata da una lunga scia di morti inspiegabili. Chi perseguita i magistri doctissimi e perché? Qual è il messaggio segreto della tavoletta di alabastro consegnatagli da Luc’Antonio? È proprio lui a mettere Braccio sulla giusta strada quando, nel 1425, a Roma, cercando tra le carte lasciate dal nonno in una soffitta della chiesa di Santa Maria in Cosmedin, scopre un manoscritto anonimo dal titolo Historia magistrorum doctissimorum romanorum. La Historia interessa duecento anni della dinastia dei Còsmati, compresi tra l’XI e il XIII secolo, e rivela che la confraternita è stata segnata da lutti misteriosi fin dalle sue origini, da quando Demetrio Anghelopulos venne incaricato da Desiderio, abate di Montecassino e futuro papa, di portare a Roma l’arte del mosaico bizantino e ridare vigore all’architettura religiosa della città, devastata dai Normanni. Sulle tracce quindi di un mistero antico quanto la discendenza dei Còsmati, l’inchiesta procede parallelamente agli eventi della vita privata di Braccio, a loro volta intrecciati a quelli della vita pubblica del XV secolo. L’indagine minuziosa, casuali coincidenze ed episodi inattesi, aggiungono anno dopo anno preziosi tasselli alla soluzione dell’enigma.



Roberto Ivaldi è studioso di storia romana e del Medioevo, esperto in storia del colonialismo. Ha scritto diversi saggi, tra i quali “Storia del colonialismo”, “La via delle Indie” e “Le mura di Roma” (Newton Compton), e il romanzo “La bottega della seta di Giò” (Lampi di stampa).



Roberto Ivaldi “Il mistero dei Cosmati” (Exòrma, pagg. 260, euro 15,90)
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