Cremonini: "Tagli selezionati nel cibo ma grazie a Expo si riparte"

Cremonini: "Tagli selezionati nel cibo ma grazie a Expo si riparte"
di Carlotta Scozzari
5 Minuti di Lettura
Venerdì 25 Dicembre 2015, 17:42
Il 2015 è stato ancora un anno complesso per il settore alimentare, che per il 2016 cerca il riscatto anche grazie all’effetto Expo. Questo il pensiero di Vincenzo Cremonini, amministratore delegato dell’omonimo gruppo che conta 9.000 dipendenti e che nel 2014 ha realizzato ricavi per 3,33 miliardi, di cui il 35% all’estero. Cremonini produce carni bovine e derivati con i marchi Inalca, Montana, Italia Alimentari, Ibis, ma opera anche nella commercializzazione e distribuzione sempre di prodotti alimentari con Marr (società quotata alla Borsa milanese), gestisce attività di ristorazione a bordo treno con Chef Express e possiede la catena di steakhouse Roadhouse Grill.

Cremonini, quali prospettive per l’alimentare in Italia?
"Per il settore il 2015 si chiude in chiaroscuro senza quella ripresa su cui si sperava. Dopo il pesante calo del fatturato sul mercato italiano di circa 15 punti percentuali dall’avvio della crisi di sette anni fa, abbiamo registrato nei primi nove mesi dell’anno un incremento di appena lo 0,3% in valuta corrente corrispondente (se si considera il più 0,9% medio dei prezzi alimentari) a un -0,6% circa in volume. Insomma, il consumatore non ha smesso di tagliare selettivamente sull’alimentare, ha imparato a consumare meno e così continua a fare. Tengono i prodotti premium, i biologici e crescono del 4% le vendite dei discount".
E l’export?
"Bene ma con una tendenza a rallentare per la crisi dei paesi emergenti nell’ultimo trimestre. Comunque, le esportazioni a fine anno raddoppiano rispetto all’anno scorso (avevamo avuto più 3,5% rispetto al 2013). Per il 2016 prevedibile quindi, a parità di macrocondizioni, un faticoso e ancora incompleto consolidamento del mercato interno, con una sostanziale conferma del trend dell’export".
Che impatto ha avuto Expo 2015 sull’alimentare?
"È stata un’occasione unica per mostrare al mondo come il sistema agroalimentare italiano ad alta efficienza e sostenibilità sia la vera risposta alla sfida di produrre di più ma a basso impatto ambientale. Negli ultimi mesi si è parlato soprattutto dei numeri dei visitatori, ma il vero successo è quello legato alle visite istituzionali e professionali: migliaia di buyer hanno capito meglio cosa c'è dietro il reale made in Italy alimentare e hanno apprezzato e capito il nostro modello. Un gruppo internazionalizzato come il nostro ha colto tutti i vantaggi degli incontri istituzionali con questi visitatori che ci hanno potuto conoscere meglio. Ora sarà importante capitalizzare questo patrimonio di relazioni".
Siete famosi per la produzione di carne. Temete qualche ripercussione negativa considerati i recenti studi sul consumo di carne rossa?
"Siamo conosciuti per le carni, il business storico che è nel nostro dna e nel quale siamo leader europei. Ma da tempo il gruppo si è diversificato, tanto che oggi il nostro fatturato consolidato è realizzato per oltre il 50% dai settori della distribuzione e della ristorazione. Detto ciò, abbiamo registrato che i consumi di carne sono calati in maniera importante, circa il 20%, nelle prime due settimane dopo il pronunciamento dell’Oms di novembre. Poi è iniziata una progressiva ripresa fino a un sostanziale recupero in queste settimane. Da tempo l’industria alimentare è soggetta a queste cicliche crisi che sono soprattutto di carattere mediatico: il consumatore attento oggi sa dove informarsi seriamente su cosa portare a tavola e sta già tornando a mangiare carne serenamente. Ci aspettiamo pertanto di tornare quanto prima ai livelli di consumi precedenti alle notizie diffuse dall’agenzia dell’Oms sulle carni lavorate e rosse. D’altra parte, sul merito della questione è stato lo stesso rappresentante dell’Oms in una audizione all’Europarlamento ad ammettere che si è trattato di un grave errore di comunicazione dell’organizzazione non basato sulle effettive evidenze scientifiche esistenti".
Il gruppo Cremonini nel 2014 ha realizzato un fatturato di circa 3,3 miliardi. Può anticipare qualche previsione per la fine del 2015?
"l 2015 è stato un anno particolarmente impegnativo, con tre fattori decisamente impattanti per il nostro business: gli allarmi sulle carni, di cui si è detto, la prosecuzione dell’ormai incomprensibile embargo sulle esportazioni in Russia e la svalutazione di alcune valute, specialmente africane, in paesi dove operiamo. Nonostante questi tre fattori, riusciremo a chiudere il 2015 con numeri di fatturato e di marginalità in linea con gli ottimi risultati del 2014. E le prospettive per il prossimo anno sono decisamente migliori".
Quali sono i paesi dove il gruppo è più presente? Nel 2016 progettate di entrare in nuovi mercati oppure di uscire da paesi dove già vi trovate?
"Nel complesso dei settori in cui opera il gruppo, cioè produzione, distribuzione e ristorazione, oltre il 30% dei ricavi deriva da attività internazionali. Quest’ultimo dato sale al 50% per la sola società di produzione. In questo settore siamo presenti stabilmente da anni in Russia e Africa, e in particolare in Angola, Algeria, Congo, Repubblica Democratica del Congo, Mozambico e Costa d'Avorio. Nei territori dell’ex Unione Sovietica continuiamo a investire considerando le opportunità di sviluppo di questo mercato, che comprende anche i paesi limitrofi alla Russia come il Kazakistan, dove apriremo una piattaforma distributiva".
Anche l’Africa può però diventare terra di sbocco...
"In Africa consolideremo le attività con nuove aperture di impianti in Mozambico e Costa d’Avorio. Inoltre, attraverso la controllata Inalca F&B, stiamo aprendo piattaforme per la distribuzione di prodotti dove il cibo made in Italy è considerato particolarmente attraente, per i notevoli flussi turistici o per la domanda sempre maggiore di prodotti di eccellenza. Il riferimento è a Cina, Tailandia, Capo Verde, ma anche Stati Uniti, dove abbiamo aperto una filiale a New York. Nella ristorazione siamo leader nel catering sui treni dell’alta velocità europea, con sedi in Regno Unito, Francia, Belgio e stiamo avviando le prime attività in Russia. Nella distribuzione al foodservice come ristoranti e mense abbiamo la leadership assoluta in Italia e continueremo a crescere. Prevediamo pertanto un 2016 in sensibile crescita, con ottime prospettive".
© RIPRODUZIONE RISERVATA