Ruben Razzante
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La sfida decisiva/ Cosa serve per governare l'intelligenza artificiale

di Ruben Razzante
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Giovedì 28 Marzo 2024, 00:11

L’Intelligenza Artificiale (AI) è sempre più al centro delle politiche digitali del nostro Paese e in particolare la supervisione sulle declinazioni di quella dirompente trasformazione tecnologica rimane una sfida cruciale. Il Governo ha compiuto importanti passi avanti nel promuovere l’adozione e lo sviluppo dell’AI nella sfera pubblica e privata e ha posto le premesse per una sua affermazione nel segno di un responsabile bilanciamento tra la valorizzazione delle iniziative imprenditoriali e la tutela dei diritti della persona.
L’esecutivo ha annunciato un disegno di legge in materia, che si situi nel solco degli indirizzi delineati dal nuovo Regolamento europeo AI Act e che favorisca una piena ed equilibrata attuazione delle disposizioni Ue relative alla oculata gestione dei rischi dell’Intelligenza Artificiale nei diversi settori. 

Tuttavia, ai fini dell’adeguamento degli ordinamenti interni alle scelte normative compiute dall’Europa, appare necessario interrogarsi sui requisiti di competenza e indipendenza che dovrebbero ispirare le azioni di controllo, necessariamente neutrali e imparziali, sull’applicazione di quelle disposizioni. 
Come ha sottolineato il Presidente dell’Autorità garante per la protezione dei dati personali, Pasquale Stanzione, in una segnalazione inviata nei giorni scorsi ai Presidenti di Senato e Camera e al Presidente del Consiglio, “l’AI Act prevede il controllo delle Autorità di protezione dei dati personali su processi algoritmici che utilizzino dati personali” e “l’incidenza dell’AI sui diritti suggerisce di attribuirne la competenza ad Autorità caratterizzate da requisiti d’indipendenza stringenti, come le Authority per la privacy, anche in ragione della stretta interrelazione tra intelligenza artificiale e protezione dati e della competenza già acquisita in materia di processo decisionale automatizzato”.

L’AI Act prevede che ogni Paese introduca un’autorità di vigilanza sull’AI. Dunque gli Stati membri dovranno scegliere se istituirne una ad hoc o se affidare quei compiti a un’autorità (o agenzia) già esistente.

Il Governo ha annunciato di voler affidare la supervisione dell’AI all’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID) e all’Agenzia per la cybersicurezza nazionale (ACN), realtà istituzionali che offrono competenze tecniche altamente specializzate e sicuramente essenziali per affrontare le sfide connesse all’implementazione dell’AI, realizzando le linee guida che il Dipartimento per la trasformazione digitale di Palazzo Chigi ha elaborato per valorizzare gli apporti costruttivi del mondo imprenditoriale su questo versante.
Sarebbe tuttavia auspicabile, per realizzare un quadro inclusivo e autenticamente democratico dell’Intelligenza Artificiale e per vivere come un vero e proprio momento fondativo il dibattito parlamentare che si svilupperà sul disegno di legge governativo, che tutte le forze politiche si sentissero realmente coinvolte in una scommessa che non riguarda solo chi in questo momento guida il Paese ma l’intera comunità nazionale.

Con “metodo socratico” la dialettica tra i partiti potrebbe far emergere spunti interessanti per rafforzare le azioni del Governo e contribuire a levigare la superficie normativa sulla quale si svilupperanno le iniziative pubbliche e private in materia di Intelligenza Artificiale.

Il carattere intrinsecamente universale e “super partes” dell’AI impone e suggerisce un supplemento di riflessione sulla imprescindibile neutralità delle sue applicazioni. Definire un quadro di regole che trascenda gli attuali equilibri politici e sopravviva ai fisiologici cambi di maggioranza è il maturo e auspicabile percorso che sublimerebbe l’ideale di una tecnologia al servizio dell’uomo, al di là delle appartenenze ideologiche e delle visioni culturali. In questo senso un approccio “degasperiano” alla gestione dell’Intelligenza Artificiale ne favorirebbe una penetrazione non invasiva ma rispettosa delle sensibilità di tutte le componenti che animano il corpo sociale. Sicuramente il Governo deve continuare il suo prezioso lavoro per favorire la diffusione dell’AI, valorizzandone le opportunità e mitigandone i rischi, ma è altrettanto importante che non dia l’impressione di voler egemonizzare questo passaggio cruciale della storia. La neutralità aiuta a garantire che le decisioni relative all’AI siano basate sui principi etici e sulle migliori pratiche tecniche, piuttosto che su obiettivi politici o interessi di parte e contribuisce ad alimentare il circuito della fiducia del pubblico in un’AI autenticamente al servizio del bene comune e della crescita collettiva.

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