È arrivata fino alla Camera dei deputati la vicenda della distruzione dell'Abbazia di Montecassino, il 15 febbraio del 1944 a opera delle forze alleate. A 80 anni da quel tragico evento la Fondazione Giuseppe Levi Pelloni ha promosso una vera e propria "lezione di storia" a più voci. L'incontro si è tenuto nella sala del Refettorio di Palazzo San Macuto ed ha avuto come protagonisti Francesco Arcese, Antimo Della Valle, Gaetano De Angelis Curtis, Lutz Klinkhammer e Pino Pelloni.
Se la completa distruzione, nel tentativo di annientare il caposaldo tedesco che bloccava agli alleati la strada per Roma è ancora una ferita aperta, fortunatamente il monastero è stato completamente ricostruito e riedificato nel rispetto del disegno originario con «un restauro puntuale e meraviglioso» -come affermano gli organizzatori dell'iniziativa.
Ma la distruzione fu inutile o necessaria? Su questo e sul miracoloso salvataggio di migliaia di opere d'arte, sulle esperienze vissute dalla popolazione civile rifugiata, sulla propaganda dei comandi militari e le scelte adottate per la sua distruzione e sulla ricostruzione postbellica, si è articolata la conferenza grazie anche agli interventi degli storici e ricercatori presenti, impegnati a ricordare il tragico e storiograficamente controverso evento bellico. «Cassino e Montecassino ha sottolineato a chiusura del convegno Pino Pelloni - divennero simboli della ricostruzione nazionale.
Tra gli interventi quello del saggista storico Antimo Della Valle in merito alle responsabilità per l'autorizzazione al bombardamento, di Gaetano De Angelis-Curtis che ha trattato il salvataggio, ad opera dei tedeschi, delle opere d'arte custodite nell'abbazia, mentre lo storico Lutz Klinkhammer si è soffermato sugli aspetti connessi alla linea Gustav e al ruolo dell'abbazia nel contesto locale e internazionale. Emozionanti, infine, le immagini, i disegni ed il filmato inedito presentato dall'architetto Francesco Arcese a corredo del suo intervento sul bombardamento. Ha portato il proprio saluto, infine, il generale Diego Paulet, capo ufficio per la tutela della cultura e della memoria della difesa.