I risvolti dell'operazione: nascondigli e fessure, il palazzo trasformato in market della droga

I risvolti dell'operazione: nascondigli e fessure, il palazzo trasformato in market della droga
di Marina Mingarelli
3 Minuti di Lettura
Giovedì 13 Luglio 2023, 08:38

Non solo cocaina e hashish, ma in quell'appartamento di viale Parigi a Frosinone venivano smerciate anche dosi di crack. Più volte carabinieri e polizia, che hanno lavorato in sinergia e che stavano monitorando l'intero quartiere, avevano fermato degli assuntori che avevano acquistato lo stupefacente proprio da Lucio Coccia, cognato dei fratelli Mandica che al momento insieme all'uomo sono stati raggiunti da custodia cautelare in carcere. Quest'ultimo era stato immortalato da una telecamera mentre si trovava nell'androne del palazzo. Spesso in quel posto stazionava sempre una "vedetta". In quel frangente però Coccia si era diretto verso i secchi della raccolta differenziata ed aveva deposto all'interno di un secchio giallo con coperchio un involucro. Subito dopo si era avvicinato ad una persona che gli aveva consegnato 40 euro. Le telecamere installate dalle forze dell'ordine hanno dato quei riscontri che sono serviti in seguito ad incastrare tutti i componenti della presunta organizzazione dedita alla spaccio.

GLI ESCAMOTAGE

Per evitare di essere intercettati le persone coinvolte utilizzavano riferendosi alla droga, parole convenzionali. In alcune telefonate che sono state poi intercettate si sente qualcuno che dice: «Poi ieri quel tonno là che ti abbiamo preso .. Ottimo ottimo rispondeva l'interlocutore. Quindi tutto a posto?». L'altro per far capire che la sostanza stupefacente era stata di suo gradimento rispondeva che la prossima volta di quel tonno ne avrebbe acquistato il doppio.
Il grosso della presunta atività di spaccio veniva consumato nei pressi della scala "C" di quella palazzina nel quartiere Cavoni. Nello specifico proprio all'interno del caseggiato popolare, situato nei pressi di un laboratorio di Analisi, era stato ricavato nella lamiera di una porta, a cui era stato praticato un foro, un nascondiglio per depositare la droga che poi veniva acquistata dagli assuntori.

LO SMERCIO

Ogni dose di cocaina costava in media 20 euro. Coccia sarebbe risultato molto attivo sulla piazza anche se aveva il compito di coordinare e organizzare l'attività illecita. Ne corso delle indagini i carabinieri avevano fermato un soggetto che era stato visto uscire dall'androne di quel palazzo di viale Parigi. Quest'ultimo sorpreso con tre dosi di cocaina aveva riferito che si recava in quel palazzo della zona Cavoni con cadenza settimanale e che la droga gli veniva consegnata attraverso una fessura ricavata nella porta. L'uomo che gli aveva consegnato lo stupefacente era rimasto nascosto dietro la fessura per non farsi riconoscere. Ma le indagini avviate avanti in tal senso avrebbero portato al nome di Marco D'Itri, uno degli altri arrestati e che si era occupato di incassare i soldi della droga venduta. Ogni giorno carabinieri e polizia posizionati nei pressi dell'androne di Viale Parigi, per ben tre anni hanno continuato la loro attività di indagine attraverso intercettazioni ambientali e telefoniche. Secondo gli investigatori la presunta organizzazione riusciva ad incassare circa cinquantamila euro al mese, con una vendita di ottanta dosi giornaliere. Nella giornata di oggi accompagnati dai loro legali difensori Marco Maietta e Luigi Tozzi, gli arrestati verranno sottoposti ad interrogatorio da parte del giudice per le indagini preliminari.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA