Omicidio di Emanuele Morganti,
le difese: «Troppe tensioni,
il processo deve essere trasferito»

Omicidio di Emanuele Morganti, le difese: «Troppe tensioni, il processo deve essere trasferito»
di Marina Mingarelli e Pierfederico Pernarella
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Sabato 17 Febbraio 2018, 15:09 - Ultimo aggiornamento: 15:13

«A Frosinone c’è una situazione di tensione tale che potrebbe turbare lo svolgimento del processo. Il procedimento deve essere celebrato in un altro tribunale». Questa in sintesi la richiesta presentata ieri nel corso dall’udienza preliminare dal collegio difensivo degli indagati per l’omicidio di Emanuele Morganti avvenuto nella notte tra il 23 ed il 24 marzo dello scorso anno all’uscita del club “Mirò” di Alatri.

Sono accusati di omicidio volontario aggravato dai futili motivi Mario Castagnacci, 27 anni; Paolo Palmisani, 24; e Franco Castagnacci, 50 tutti di Alatri; Michel Fortuna 25 anni, di Frosinone. Tutti sono attualmente detenuti. Le richieste di rinvio a giudizio per i quattro indagati sono state formulate dal procuratore Giuseppe De Falco e dai sostituti Adolfo Coletta e Vittorio Misiti. Ieri hanno presenziato all’udienza preliminare davanti al gup Antonello Bracaglia Morante solo Fortuna e Franco Castagnacci. Ma per sapere le sorti giudiziarie degli accusati bisognerà attendere ancora.

Gli avvocati difensori (Angelo Bucci e Massimiliano Carbone per Mario Castagnacci e Palmisani, Bruno Giosuè Naso per Fortuna, Marilena Colagiacomo per Franco Castagnacci) hanno chiesto la rimessione del processo per incompatibilità ambientale alle luce delle tensioni che si sono registrate intorno alla vicenda. Una situazione che, secondo i legali, potrebbe compromettere il sereno svolgimento del processo.

«Non ci riferiamo ai giudici che sono evidentemente al di sopra delle parti - spiega l’avvocato Naso all’uscita dall’aula - quanto ai testimoni e ai membri della giuria popolare che potrebbero essere condizionati dal clamore e dalle tensioni maturate intorno al caso».
A sostegno della loro tesi gli avvocati difensori hanno ricordato, tra gli altri, gli episodi di minacce e aggressioni ai danni di alcuni legali che avevano assunto le difese di alcuni degli imputati. Uno di loro ha poi deciso di rinunciare al mandato.

Il gup Bracaglia Morante ha rimesso la decisione alla Cassazione. Ora toccherà alla Suprema Corte stabilire se il processo si potrà celebrare a Frosinone o se invece deve essere spostato in altra sede giudiziaria. La pronuncia è attesa tra venti giorni, al massimo un mese. «La decisione di trasmettere gli atti alla Cassazione è un atto dovuto. Ma sono sicuro che i giudici della Corte Suprema rigetteranno la richiesta», ha commentato l’avvocato Enrico Pavia, legale della famiglia Morganti.

LA MOBILITAZIONE
Ieri al palazzo di giustizia del capoluogo non è stata una giornata come le altre. La mobilitazione annunciata c’è stata. All’ingresso del tribunale sono stati affissi degli striscioni in ricordo di Emanuele. Numerosi i cittadini che hanno atteso fuori e all’interno del palazzo di giustizia l’esito dell’udienza. A parte qualche episodio marginale, non si sono registrati momenti di tensione. Il tribunale è stato presidiato, in collaborazione con la polizia, dai carabinieri presenti in gran numero, a cominciare dal comandante della Compagnia di Frosinone, Matteo Branchinelli.
Presenti la madre e la sorella di Emanuele, Melissa, entrambe visibilmente scosse. All’uscita del tribunale la ragazza ha preferito non rilasciare dichiarazioni: «Adesso non riesco a parlare, sono provata. Magari in un altro momento».

IL NODO DELLA PERIZIA
Quello di ieri è stato solo il primo atto di una vicenda giudiziaria che si annuncia lunga e complessa.

Attenzione particolare, da parte delle difese, sarà riservata alla relazione del medico legale incaricato dalla Procura secondo cui Emanuele è morto a causa di una frattura a livello cranico che ha prodotto una gravissima emorragia. Frattura che è risultata «pienamente compatibile» con il montante dello sportello dell’auto parcheggiata in piazza Regina Margherita contro cui il ventenne, inseguito e picchiato dal branco, ha urtato la testa prima di perdere i sensi. «Intendiamo approfondire questo aspetto con una perizia - ha dichiarato l’avvocato Naso - per capire se sia trattato di un omicidio volontario, come sostiene la Procura, oppure di omicidio preterintenzionale. Ipotesi che non escludiamo».

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