L’INPUT ALLE INDAGINI
L’inchiesta come già accennato, era stata avviata nel 2015 a seguito della segnalazione di alcuni pazienti che avevano lamentato di essere stati “pressati” ad acquistare gli ausili protesici nell’azienda segnalata dal fisioterapista. L’inchiesta si era concentrata sulla fornitura di protesi a carico del Servizio Sanitario Nazionale, fornitura che aveva destato grosse perplessità da parte degli investigatori. I sospetti si erano trasformati in certezza quando dalle intercettazioni telefoniche era emerso questo giro di denaro che ruotava intorno alla vendita del materiale sanitario. Nello specifico il fisioterapista avrebbe preso delle percentuali dal legale rappresentante della società di Ferentino per ogni ausilio protesico venduto.
GLI ALTRI INDAGATI
Ma la vicenda che ha coinvolto il fisioterapista dell’Asl non è ancora terminata. Sul registro degli indagati figurano ancora L’imprenditore e la titolare di un esercizio pubblico che avrebbe avuto il ruolo di mediatrice. Quest’ultima, sempre secondo le informazioni raccolte dagli investigatori, avrebbe avuto il compito di “smistare” i pazienti. Un giro di affari quello messo in piedi da questo sodalizio che avrebbe fruttato oltre centomila euro. L’imprenditore che ha sempre respinto tutte le accuse sostiene invece di aver subìto “intrallazzi” dalle ditte concorrenti. Difeso dagli avvocati Vanessa D’Arpino e Vittorio Perlini dovrà comparire davanti al giudice per le udienze preliminari alla fine del prossimo settembre.
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