Strade al collasso nel distretto
industriale di Anagni. La risposta
delle istituzioni? «Andate piano»

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Domenica 3 Dicembre 2017, 16:58 - Ultimo aggiornamento: 17:00
Lasciato il casello A1 e superata la prima rotatoria, intravediamo un cartello ammaccato e scolorito: è quasi per terra, nascosto dietro una rete arancione da cantiere e un segnale di stop mezzo divelto. Indica un’altra rotatoria e avverte: zona Asi. Benvenuti, si fa per dire, nella zona industriale di Anagni, uno dei distretti più importanti del centro Italia. Oltre 150 aziende - si legge sul sito web dell’Asi - circa 7mila addetti, 5,59 chilometri di strade. Strade? Provare per (non) credere.

«ANDATE PIANO»
Alla nostra destra c’è il sito dismesso dell’Eurozinco. In mezzo ai rovi, che ormai hanno divorato i guardrail spingendosi fin dentro la carreggiata, compaiono dei cartelli che avvertono “inizio cantiere” e “fine cantiere”. Lungo il viaggio ne incontreremo molti altri dello stesso tipo. Alla fine però resta il mistero: a quali cantieri si riferiscono? Fin troppo chiari invece gli altri segnali, anche questi presenti in gran numero: “Strada dissestata, limite 30 km orari”.
Questa la risposta che in provincia di Frosinone si dà alle industrie. A quelle farmaceutiche, ad esempio, quasi tutte presenti nel distretto di Anagni, che nella sola Ciociaria movimentano un export da 2 miliardi di euro all’anno. Nove zeri. Trai più alti di Italia. Gli “spiccioli” per riparare le strade non si riescono a trovare.
L’ultimo intervento risale a un paio di anni: 500mila euro. Poi solo promesse. Le aziende sono anni che protestano. Qualcuna si è rifiutata di pagare le quote consortili, altre hanno minacciato di andarsene. Niente. Mentre l’economia globale viaggia a velocità ultrasonica, qui si consiglia di andare piano. Che nel business, a differenza del proverbio, non fa rima con sano e lontano.

L’asfalto ridotto a un colabrodo, certo. Le buche che ospitano acquitrini, nemmeno a dirlo. Ma il diavolo si nasconde nei dettagli. Quelli per cui l’alibi dei soldi che non ci sono e il giochetto dello scaricabarile Asi-Comune-Regione non reggono. Quanto mai costerà rimuovere i rifiuti ingombranti abbandonati lungo il ciglio della strada oppure la sporcizia che addobba la vegetazione come alberi di Natale. È possibile che non si trovino le risorse per rifare i cordoli delle rotatorie sbriciolati oppure per sostituire la segnaletica verticale arrugginita e scolorita, reperti da archeologici da codice della strada. Codice della strada? Non esageriamo, per carità.

SEGNALETICA SCONOSCIUTA
Arriviamo a un incrocio. Sulla sinistra c’è la Siderpali, poco più avanti la Saxa Gres. Ci sarebbe uno stop, come indica un palo storto. Solo questo, per i più attenti che riescono a scorgerlo. Sull’asfalto liscio nemmeno la remota traccia di una striscia. In tutta la zona industriale non ne abbiamo incontrato una che sia una. Si naviga a vista, ci vuole molta destrezza. Non solo per le buche. Mentre l’Asi sogna una nuova sede stile Casa Bianca, qui i tir devono muoversi come nel gioco Tetris, a incastri.

Superato l’incrocio della Siderpali, giriamo a destra. Pochi metri e tocca svoltare sulla sinistra per andare nel cuore del distretto. L’incrocio a T, obbligato per chi va e viene dall’A1, è talmente striminzito che un tir c’entra a malapena. Ne lasciamo passare uno, poi tocca a noi. Non vogliamo immaginare cosa succede quando ci sono due camion. Ci avventuriamo, invece, a pensare a cosa significhi girare per queste strade quando cala l’oscurità: brividi. Svoltiamo. Pochi metri e s’incomincia a traballare che è una bellezza. Pare di stare in una centrifuga. Viene quasi da ridere. Per non piangere.

NON DITELO ALLA BOSCHI
Però, shhh, non ditelo al sottosegretario Maria Elena Boschi che nei giorni scorsi, quando ha visitato il distretto industriale di Anagni in compagnia di autorità e politici autorevoli, ha dichiarato: «È il simbolo di un’Italia che, nonostante le difficoltà, non si è arresa e va avanti. È giusto prestare attenzione a questo territorio, dove ci sono aziende in grado di realizzare elementi di qualità che poi finiscono in tutto il mondo. Oggi siamo orgogliosi delle eccellenze del territorio, basate peraltro su innovazione e alta tecnologia, che danno occupazione e lavoro». Ma in cambio non ricevono strade degne, nemmeno lontanamente, di questo nome.
Pierfederico Pernarella
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