Un frusinate nel terrore di Barcellona:
«Ho visto il furgone a zig zag
sulla folla, poi il panico in strada»

Un frusinate nel terrore di Barcellona: «Ho visto il furgone a zig zag sulla folla, poi il panico in strada»
di Alessandro Redirossi
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Sabato 19 Agosto 2017, 17:19
«Ho visto il furgone entrare sulla Rambla e fare zig zag lasciando a terra alcune persone. Ho avuto paura per i miei cari. Ma oggi la città è ripartita, la Rambla è affollata di nuovo. È questo ci dà forza».
Lo dice Dario Paolini, ingegnere 30enne frusinate che vive e lavora da alcuni mesi a Barcellona. Nel terribile pomeriggio di giovedì, mentre si consumava il drammatico attentato nell’affollatissima Rambla, Dario si trovava a lavoro nel suo ufficio, che affaccia proprio sulla parte iniziale del celebre viale barcellonese. Per Dario sono state ore di grande paura e apprensione, specie per l’incertezza rispetto al destino della compagna (italiana anche lei) e del fratello, che si trovano a Barcellona.  «Stavo parlando via internet con un collega, quando ho sentito delle grida venire dalla strada – racconta Dario – Mi sono immediatamente affacciato e ho visto quel furgone che, entrato sulla Rambla, ha iniziato a fare manovre a destra e sinistra, procedendo a zig zag. Mi sono poi reso conto che a terra c’erano già due persone che erano state travolte e che tanta gente scappava mentre il mezzo prendeva velocità. È stata un’immagine agghiacciante e il mio pensiero è volato subito alla mia ragazza, Eleonora, con cui avevamo un appuntamento proprio sotto il mio ufficio. Inoltre a Barcellona c’è anche il mio fratello minore, Leonardo. Ho provato a contattare senza successo entrambi. Quindi mi sono precipitato giù per le scale per andare in strada e capire se fossero in qualche modo coinvolti in quanto accaduto. Proprio mentre scendevo mi hanno contattato per dirmi che stavano bene». A quel punto, arrivato in strada, Dario ha vissuto dei momenti di panico collettivo. «All’improvviso molte persone hanno iniziato a correre prese dal panico. Per evitare di essere travolto e non potendo capire che altro stesse succedendo, mi sono messo a correre anch’io. La porta del mio ufficio era chiusa e quindi, come tante persone, mi sono infilato in un vicino centro commerciale nel “Triangle building”. Qui c’era chi saliva sulle scale mobili, chi si nascondeva. La sicurezza ha chiuso le serrande del centro commerciale, mentre fuori c’era la polizia. Ci hanno tenuto lì per quasi due ore, prima di farci uscire attorno alle 19, dieci alla volta, con un cordone di polizia a segnalare il percorso da seguire. Mi sono quindi diretto a casa». A testimoniare il clima di tensione anche un episodio accaduto sulla strada del ritorno. «A 100 metri da casa mia, un uomo ha iniziato a urlare in mezzo alla strada senza apparenti motivi. In quel contesto questo ha creato ulteriore tensione, ma alcuni poliziotti sono intervenuti per accerchiarlo e immobilizzarlo». Insomma, un pomeriggio da incubo. «È innegabile che c’è stata e ci sia una gran paura per quanto accaduto. Ho passato la serata in casa con la mia ragazza per seguire gli aggiornamenti dei tg. Ma stamattina (ieri per chi legge,ndr) avevo la voglia di alzarmi, prendere la metro e venire a lavoro. Si sta cercando di dare una risposta immediata: la città si è riattivata e dal mio ufficio oggi vedo la Rambla piena di persone. Questo ti riempie di forza. Barcellona mi stupisce ogni giorno di più».
 
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