Trump da Obama, prove di pace ma le divergenze restano

Trump da Obama, prove di pace ma le divergenze restano
di Anna Guaita
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Venerdì 11 Novembre 2016, 08:08 - Ultimo aggiornamento: 12:35

NEW YORK - Con gli occhi del mondo puntati su di loro, Barack Obama e Donald Trump hanno dato un esempio di leadership e di nervi saldi. Sull'onda di un'elezione storica per il capovolgimento ideologico che ha sancito nel Paese, Trump ha fatto la sua prima visita alla Casa Bianca come president elect, e Obama lo ha accolto con cordialità. I due leader, che nel passato si erano scambiati critiche ai confini dell'insulto, ieri hanno trovato un terreno comune e si sono invece scambiati complimenti e promesse reciproche di lavorare in concordia per «assicurare una transizione senza problemi». Ma le divergenze di fondo sono rimaste.
 



A QUATTR'OCCHI
I due hanno trascorso quasi un'ora e mezzo chiusi da soli nello Studio Ovale. Non c'erano assistenti o altri testimoni, proprio per concedere loro la possibilità di parlarsi apertamente. Alla fine, in un breve incontro con i giornalisti, Barack Obama ha detto che la conversazione era stata «eccellente» e che si era allargata sia a temi di politica interna che estera, e aveva spiegato: «Vogliamo fare del nostro meglio perché il presidente eletto abbia successo. Perché se avrà successo, sarà un bene per l'America». A sua volta, Trump ha rivelato di provare «grande rispetto» per Obama, che ha definito «una gran brava persona».

IL VIAGGIO IN EUROPA
Quel che ha stupito anche di più è stato che Trump ha rivelato di voler «incontrare di nuovo Obama, anche per chiedergli consiglio» e che nella conversazione il presidente gli aveva illustrato «alcuni dei risultati che aveva ottenuto nella sua presidenza, alcuni davvero grandi». Questo ovviamente ha scatenato la curiosità generale, ma nessuno ha fornito ulteriori chiarimenti. Il portavoce della Casa Bianca, Josh Eearnest, ha solo aggiunto che Barack Obama ha parlato con Trump del suo imminente viaggio in Europa e del prossimo incontro con la cancelliera tedesca Angela Merkel.

LE DUE MOGLI
Mentre Trump e Obama parlavano a quattr'occhi, anche le mogli si incontravano e Michelle faceva la guida a Melania, che il 20 gennaio diventerà la nuova first lady e lascerà la Trump Tower per gli appartamenti della Casa Bianca. Anche questo incontro pare sia andato molto bene. E la Casa Bianca ha negato fermamente che gli Obama avessero cancellato il classico appuntamento della foto insieme. Quando la notizia è trapelata sul Wall Steet Journal, si era immaginato chissà che rottura fra le due coppie, ma lo svolgersi della mattinata è stato senza intoppi. Anzi, Trump e Obama hanno anche scambiato qualche battuta quando hanno visto i giornalisti: alla fine dell'incontro, mentre i reporter gridavano qualche domanda, Obama si è rivolto al suo successore sorridendo «È buona abitudine smettere di rispondere quando cominciano a strillarti le domande».

Barack Obama e Donald Trump non avevano mai parlato insieme. E fra di loro correva cattivo sangue. Il nuovo presidente è stato fra i fondatori del movimento dei birthers, coloro che non credono che Obama sia nato negli Usa e quindi ne mettono in dubbio la legittimità di presidente. A sua volta, durante la campagna, Obama ha dichiarato che il candidato repubblicano non era stabile di carattere e che sarebbe stato pericoloso mettergli in mano i codici nucleari. Ieri hanno insieme tentato di mostrare al mondo che il Paese ha fatto i primi passi sulla strada della riconciliazione. Non è sfuggito che un paio d'ore dopo, incontrando i leader del Congresso, Trump abbia detto che una delle sue priorità da presidente sarà di «aggiustare l'assicurazione medica e renderla meno costosa per tutti».
Un cambiamento non di poco rispetto alla campagna elettorale quando aveva detto di voler «abolire subito l'Obamacare». Gli osservatori si sono convinti che sia stato proprio la conversazione con Obama a spingerlo verso posizioni più moderate. Semmai, hanno notato vari giornalisti, è sembrato che Trump fosse più duro proprio con lo speaker della Camera, Paul Ryan, al quale sembra non aver ancora del tutto perdonato lo scarso supporto fornito durante a campagna elettorale.

 

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