L'inutile sforzo dei controllori contro l'esercito di portoghesi

di Paolo Graldi
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Venerdì 18 Novembre 2016, 09:21
Evviva, arrivano i controllori, la guerra ai portoghesi, dicono RAGGIanti in Campidoglio, sarà vinta. Appunto, sarà. Tra i (tanti) mali di Roma l'abusivismo da bus è (forse) tra i più gravi. L'idea che salire su un autobus senza essersi muniti di regolare biglietto o di tessera attiva sia un gesto del tutto facoltativo, avvince il 29% dei passeggeri anche se vi sono stime che fanno salire di molto la percentuale, dal 40 al 60% su certe linee e in particolare di notte. Ottanta milioni all'anno il mancato introito per le disastratissime casse dell'Atac.

Più che una guerra si trattava di andare a una guerricciola: quindici controllori su cinque linee, tanto per vedere come va. Le prime scaramucce, ahinoi, sono finite in burla. Uno sciopero totale del traffico dei mezzi pubblici ha subito raggelato i piani d'assalto e alla prima prova sul campo i verificatori sono apparsi come fantasmi. Se qualcuno nell'entourage della sindaca ha sperato in un ravvedimento operoso dei profittatori occorre dirgli che si sbaglia di grosso. Il fenomeno è talmente radicato che bisognerà adottare fermissime buone maniere per contenerlo entro limiti accettabili. Uno, due, tre controllori per bus, si immagina, faranno fronte comune per arginare l'onda ma già c'è chi teme, come ai tempi del neorealismo alla Aldo Fabrizi, discussioni, toni alti, minacce verbali (Lei non sa chi sono io!), quando non addirittura calci e pugni ad andar bene. Allora si invocheranno le forze dell'ordine da affiancare ai controllori: due agenti in divisa per ogni esattore attivo. Roba da vertice al Viminale. Basta solo fissare la data e il problema è risolto.

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