Michel Aoun ha regalato al Papa, una statua raffigurante il Gesù bambino di Praga avvolto in un vestito dai colori nazionali libanesi realizzato dalle carmelitane libanesi di Harissa e di Kfarmasshoun. Il bambinello è ricoperto con una tunica bianca su cui è disegnato un cedro, simbolo del Libano, e da un mantello di velluto rosso filato d’oro con le figure di Notre Dame del Libano e lo stemma di Papa Francesco. Gesù ha in mano un globo sormontato da una croce d’oro, ha sul capo una corona placcata in oro e il rosario ha i colori verde, rosso e bianco della bandiera libanese.
Il Papa ha regalato ad Aoun un ramo d’olivo in bronzo, anziché la tradizionale medaglia del pontificato, e le sue tre opere (due esortazioni apostoliche e una enciclica), due in arabo e la Evangelii Gaudium in francese.
Nel corso del colloquio, si legge in una nota vaticana, «si è parlato delle relazioni bilaterali tra la Santa Sede e il Libano, sottolineando il ruolo storico ed istituzionale della Chiesa nella vita del Paese. Si è quindi espressa soddisfazione per l’impegno delle varie forze politiche nel porre fine alla vacanza presidenziale, auspicando per il futuro una sempre più proficua collaborazione tra i membri delle diversità comunità etniche e religiose in favore del bene comune e dello sviluppo della Nazione». Naturalmente il Papa e Aoun non potevano non scambiare riflessione sulla situazione in Siria e il continuo arrivo di profughi. In Libano hanno trovato ospitalità quasi un milione di persone (su sei milioni di abitanti).
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