Congedo obbligatorio di 15 giorni per i padri lavoratori dipendenti

Congedo obbligatorio di 15 giorni per i padri lavoratori dipendenti
di Valeria Arnaldi
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Domenica 19 Marzo 2017, 00:17 - Ultimo aggiornamento: 20 Marzo, 12:17
ROMA Un congedo di paternità obbligatorio per padri lavoratori dipendenti, con indennità giornaliera pari al 100% della retribuzione, della durata di 15 giorni lavorativi, anche continuativi, da prendere entro i trenta giorni successivi alla nascita del figlio. Questo l’oggetto della proposta di legge presentata a Montecitorio per sostenere la “genitorialità”, firmata da oltre 70 deputati, da Titti Di Salvo a Alessandro Zan.
Ad assicurare la copertura finanziaria sarebbero, tra gli altri strumenti, prelievi sulle vincite delle giocate effettuate su apparecchi e congegni. Nel testo è previsto pure il monitoraggio della materia da parte del ministero del Lavoro in vista dell’applicazione delle nuove norme per poi trasmettere alle Camere, entro il 30 gennaio 2019 una relazione sull’attività di monitoraggio.
Rilanciata recentemente, la proposta è all’esame della Commissione Lavoro della Camera, dove però il testo, la cui prima bozza risale all’ottobre del 2015, è in attesa di un rilancio.
Nel frattempo, il congedo di paternità obbligatorio è stato comunque oggetto di dibattito. E nuove misure. Nel 2016, è stato “raddoppiato”, portandolo a due giorni, con retribuzione piena, da prendere entro il compimento del quinto mese del figlio.

LE AGGIUNTE
A questi vanno aggiunti due giorni di congedo facoltativo, condizionati però alla scelta della madre di non fruire di altrettante giornate del proprio congedo di maternità. I periodi di “pausa” possono comunque essere goduti contemporaneamente dai due genitori.
Nel 2018, il congedo obbligatorio diventerà di quattro giorni e il facoltativo arriverà a tre, portando il congedo, complessivamente e potenzialmente, a cinque giorni. Rimane il vincolo di defalcare le giornate del congedo facoltativo da quelle prese dalla madre. Nonostante l’incremento, quindi, il tempo a disposizione dei neo-papà rimane ben lontano dai quindici giorni, “suggeriti” nei mesi scorsi anche dal presidente Inps Tito Boeri, che ha richiamato perfino alla necessità di introdurre sanzioni per farli rispettare.
E ben lontano, soprattutto, da aspettative e desideri dei padri. Un’indagine demoscopica Doxa, condotta su un campione di 215 padri, commissionata dalla Campagna “Diamo voce ai papà” di Piano C, presentata nei giorni scorsi alla Camera dei Deputati, ha misurato le aspirazioni - e frustrazioni - familiari dei padri. È il 72% dei padri a sapere di poter usufruire di un congedo parentale di 180 giorni al 30% della retribuzione nei primi otto anni di vita del figlio, percentuale che scende al 52% in materia di congedo di paternità obbligatorio retribuito al 100% nei primi cinque mesi di vita del piccolo.

LE CIFRE
Ad aver usufruito effettivamente del congedo obbligatorio, però, sono solo 2 papà su 10. Eppure se dalla pratica si passa ai desideri, il 70% dei padri afferma di apprezzare l’opportunità e ben 8 su 10 sceglierebbe un congedo obbligatorio di almeno 15 giorni. Non è così difficile intuire il perché del divario. Se è vero che in 9 casi su 10 chi ne ha usufruito afferma che la scelta non ha avuto ricadute negative sul lavoro, lo è pure che il timore rimane. Sono 7 su 10 ad affermare che le esigenze dei papà sul luogo di lavoro, in Italia, non sono tenute in sufficiente considerazione.
Al 90% dei padri piacerebbe che fossero concesse agevolazioni lavorative, come part-time o telelavoro, per trascorrere più tempo con i bambini. Ma, 6 su 10 ritengono che la paternità non abbia comportato un ridimensionamento delle proprie carriere e ambizioni professionali. Anzi. Si sentono ancora più “responsabilizzati” per la necessità di garantire una situazione stabile alla famiglia. La paternità, secondo alcuni, migliora perfino l’efficienza.

COSÌ IN EUROPA
Solo 3 papà su 10 si dicono molto più ansiosi. Sono 6 su 10 a sottolineare le nuove “abilità”: maggiore pazienza, apertura, capacità di problem solving, decisione e comunicazione. Lontana dai desiderata, la situazione attuale del congedo per i padri italiani lo è anche da quella di molti altri Paesi europei. In Spagna il congedo è di un mese. In Danimarca di due settimane, da prendere entro le prime quattordici settimane di vita del bambino.
In Francia è di undici giorni, da fruire entro quattro mesi dal parto. In Gran Bretagna, di due settimane, entro otto settimane dalla nascita. Insomma, la strada da fare pare ancora lunga. E soprattutto, lenta.
E sì che la proposta di legge, se da un lato guarda al diritto dei padri di trascorrere più tempo con i propri figli, dall’altro sottolinea la valenza economica e sociale della misura. Servirebbe infatti anche a garantire maggiore spazio alle madri lavoratrici che, condividendo l’impegno derivato dalla nascita, potrebbero portare avanti la loro carriera. E fin qui si parla solo di padri lavoratori dipendenti.
 
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