Pennac: «Amo il teatro, scaccia la solitudine»

Pennac: «Amo il teatro, scaccia la solitudine»
di Gloria Satta
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Venerdì 21 Aprile 2017, 00:13 - Ultimo aggiornamento: 26 Aprile, 09:09
Adoro il teatro, il rapporto con i tecnici, il calore del pubblico. Stare in scena è un’esperienza collettiva: l’antidoto alla solitudine dello scrittore in cui mi sono immerso per tutta la vita!», esclama Daniel Pennac. Aperto, affascinante, grande affabulatore, il padre dei Malaussène, la saga letteraria che da un trentennio riscuote un successo planetario (il 27 aprile sarà in libreria per Feltrinelli un nuovo capitolo, ”Il caso Malaussène - Mi hanno mentito”) si presenta ora in veste di attore. Il 29 e 30 aprile al Teatro Bellini di Napoli in prima assoluta Pennac sarà il protagonista, con la disegnatrice Florence Cestac, dello spettacolo ”Un amour exemplaire”, un amore esemplare, ispirato a una sua graphic novel inedita in Italia e allestito da Clara Bauer nell’ambito di Napoli Comicon - Salone Internazionale del Fumetto. Lo spettacolo, o meglio il ”gioco teatrale” racconta una grande storia d’amore: quella che legò fino alla morte due persone di ceto sociale diverso, Jean e Germaine, conosciute da Pennac ragazzino. «Avevo otto anni quando mi imbattei in questa coppia singolare e ne rimasi incantato, ma solo da grande ho deciso di raccontare la storia del loro matrimonio riuscito», spiega lo scrittore francese. L’amore assoluto dunque esiste, non è una fantasia dei romanzieri? «Certo, e porta con sé qualcosa di sovversivo specie quando resiste alle pressioni sociali, culturali, familiari». 

SOTTO LE COPERTE 
Dalla favola romantica di Jean e Germaine alla sua giovinezza nutrita di romanzi, Pennac si immerge volentieri nei ricordi. «Sono nato nel 1944 e per quelli della mia generazione leggere non era un atto eroico ma del tutto naturale», racconta. «Stavo in collegio e i primi libri li ho divorati di notte, accendendo una torcia elettrica sotto le coperte». Dumas, Toltoj e gli altri maestri russi, Buzzati, Calvino rappresentano l’impalcatura che accompagna la formazione della futura star della letteratura. «Diventare scrittore mi è venuto poi naturale, non sono stato folgorato dalla vocazione da un giorno all’altro. Scrivere, per me, era un modo di continuare la lettura». Per molto tempo fa insieme il professore liceale e lo scrittore. «In comune, i due mestieri hanno la trasmissione del pensiero», spiega Pennac, «oggi nelle scuole continuo ad andarci per incontrare i giovani». I cosiddetti nativi digitali che, distratti dal web, ignorano sempre più la lettura? «Non c’è niente da temere dal progresso tecnologico: i libri si stampano ancora, le case editrici resistono. Sul futuro della cultura sono ottimista». Pennac riporta ora in libreria i Malaussène dopo una lunga assenza «perché avevo voglia di ritrovare quell’universo e quella scrittura, è stato come fare un tuffo nella giovinezza», sorride. «L’idea della saga mi fu suggerita da un saggio del filosofo René Girard sul capro espiatorio: perché non inventarne uno che svolge questa funzione professionalmente, mi dissi. Così nacque Benjamin Malaussène al quale non somiglio per niente: non mi sono mai addossato le colpe degli altri».

RAPPORTO 
Da ragazzo girovago in mezzo mondo al seguito del padre militare, lo scrittore ha un rapporto speciale con l’Italia: «Grazie ai vostri scrittori e al cinema», spiega. «Mi sono innamorato presto di Svevo, Pirandello, Sciascia oltre che di Buzzati e Calvino. Oggi amo Elena Ferrante, Silvia Avallone, Antonio Moresco, Erri De Luca la cui splendida lingua resiste alle traduzioni. E in famiglia siamo pazzi dei film di Ettore Scola, che ho incontrato poco prima della morte, mentre dei nuovi registi apprezzo Moretti, Giordana, Sorrentino». E in che misura l’attualità nutre la sua ispirazione? «È l’inchiostro in cui immergo la penna», risponde Pennac. Che sul futuro della Francia si dice «in attesa, come tutti». Alle presidenziali vincerà la destra populista e xenofoba di Marine Le Pen? «Non credo, anche se la paura ha già determinato il successo politico di individui autoritari e apparentemente forti, ma in realtà brutali, come negli Usa Trump, il Joker di Batman, Erdogan in Turchia, Putin in Russia. E’ in atto una regressione politica, ci si abbandona a queste figure perché si cerca protezione. Ma Marine Le Pen non ce la farà a diventare presidente». 
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