Roma, il boom degli asili in famiglia. Faro sulle strutture senza regole

Roma, il boom degli asili in famiglia. Faro sulle strutture senza regole
di Camilla Mozzetti
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Venerdì 21 Aprile 2017, 08:45
La voce che risponde al telefono è quella di una giovane ragazza. Dice di avere vent'anni e di essere in procinto di aprire, in zona Tor de' Schiavi, un asilo nido in famiglia. Una di quelle realtà che si stanno diffondendo senza soluzione di continuità in tutta la Capitale e che rappresentano un'alternativa al classico asilo nido pubblico o privato, per le quali, tuttavia, manca ancora una regolamento regionale o comunale che ne sancisca la legittimità.

«Dovremmo aprire entro qualche mese spiega ma sto cercando ancora un altro appartamento un po' più grande, che abbia magari uno piccolo spazio verde dove far giocare i bambini». Intanto l'annuncio della struttura è già on-line. Visibile da chiunque abbia qualche minuto da perdere in rete. Le tariffe? Pressoché analoghe a quelle sancite da Roma Capitale con l'ultima modifica (al rialzo) lasciata in eredità alla giunta di Virginia Raggi dall'ex sindaco Marino. Con l'unica differenza, però, che la quota può diventare giornaliera, nel caso in cui il bambino frequenti poche volte alla settimana, o persino oraria «lo può portare aggiunge la giovane anche solo al mattino o al pomeriggio, dipende dalle sue esigenze».

Queste realtà per il momento seguono, nella gestione o nei criteri d'apertura, prassi vigenti in altri comuni e regioni italiane, dove i nidi in famiglia sono riconosciuti da tempo: dai metri quadri necessari per aprire al numero massimo di bambini che si possono ospitare e che in media varia da 6 a 8.

IL MECCANISMO
La Capitale finora non ha messo mano a nessun regolamento che potesse normalizzare queste realtà socio-educative. Non c'è ancora neanche un atto della Regione Lazio e, dunque, questi asili formalmente non sono riconosciuti ma continuano a crescere.

Solitamente, per aprire un nido privato il gestore è tenuto sulla carta a rispettare criteri precisi e puntuali: dal sistema antincendio, alle uscite di sicurezza, e ancora il rispetto delle norme igienico-sanitarie per il servizio mensa. Eppure, nel caos generale del settore con i controlli sulle strutture abusive che latitano ancora, la città a poco a poco se n'è riempita. A Casal del Marmo un asilo nido in famiglia promuove anche la cosiddetta disciplina della globalità dei linguaggi.

Più banalmente, laboratori multididattici per i bambini che spaziano dalla pittura alla musica. E che suonano gaudenti a molte famiglie, abituate due volte su tre a fare i conti con i topi negli asili pubblici o con strutture gestite direttamente da Roma Capitale che non garantiscono, ad esempio, il riscaldamento in inverno a piccoli di soli 6 mesi. A Casal del Marmo (XIV Municipio, residenza del sindaco Raggi), la tariffa in questo nido famiglia è scaglionata: 250 euro mezza giornata con il pranzo incluso, 350 euro fino alle 16.30 del pomeriggio. Chi è che controlla la corretta preparazione dei cibi? Nessuno. Chi si accerta che i presunti lettini per il riposo pomeridiani siano confacenti? Anche qui, nessuno. Il meccanismo si propaga e si diffonde tanto a Valle Aurelia, a Bufalotta, a Fonte Laurentina, a Selva Candida. E ancora: da Monteverde a Piana del Sole.

LA REGIONE
La Regione Lazio, che già aveva inquadrato la presenza di queste realtà, nel 2015 aveva proposto una legge concernente Disposizioni in materia di servizi socioeducativi per la prima infanzia nella quale rientravano appunto anche i nidi in famiglia. Ma il provvedimento, a fronte delle modifiche al servizio scolastico varate dal governo, si è arenato. Il Campidoglio, da parte sua, sapendo che c'era la Regione a lavoro, ha incrociato le braccia evitando di sporcarsi le mani con la questione. Da via Cristoforo Colombo fanno sapere che, entro la fine del mandato della giunta Zingaretti, la situazione verrà sanata attraverso una delibera. Nel frattempo, però, i nidi in famiglia continuano a ricevere bambini. E per l'estate i posti vanno a ruba.
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