La musica è online: addio vecchio Mp3. Per i file compressi il futuro è la medicina

La musica è online: addio vecchio Mp3. Per i file compressi il futuro è la medicina
di Andrea Andrei
4 Minuti di Lettura
Lunedì 15 Maggio 2017, 19:59 - Ultimo aggiornamento: 20 Febbraio, 04:13
L'Mp3 è morto? Almeno formalmente, si direbbe che il formato di file musicali più famoso del mondo, che ha permesso la nascita dell'iPod e dei lettori digitali ma anche della più grande ondata di pirateria musicale di tutti i tempi, sia ufficialmente obsoleto. Questo perché, in occasione del suo ventesimo anniversario, la proprietà della licenza di alcune tecnologie necessarie per realizzarlo, detenuta dalla tedesca Fraunhofer IIS, è scaduta proprio in questi giorni, e l'azienda ne ha annunciato la fine. Il che non vuol dire che gli Mp3 smetteranno di funzionare da un giorno all'altro ovviamente. Anzi, in realtà potrebbero continuare a esistere per un bel po'.

LA STORIA
E anche se il mercato si sta dirigendo sempre più verso lo streaming, che ha reso solida anche la cosiddetta musica liquida (cioè quella digitale), per l'Mp3 e gli altri formati di compressione audio potrebbe esserci una nuova prospettiva. Il concetto rivoluzionario di inserire migliaia di contenuti audio e video in un piccolissimo spazio di archiviazione nacque in Italia, e più precisamente nel Cselt, laboratorio torinese di Telecom Italia (oggi Open Lab di Tim), esattamente 29 anni fa. Dal 10 al 12 maggio del 1988 si riunì infatti per la prima volta a Ottawa l'Mpeg (Moving picture expert group), comitato di esperti ideato e costituito dall'ingegner Leonardo Chiariglione, che ne è tuttora il presidente: «Nel dicembre di quell'anno ci riunimmo ad Hannover, dove per la prima volta si parlò di standard audio racconta Chiariglione quest'ultimo fu rilasciato nel novembre 1992, dopo le sperimentazioni del caso». E, cosa più importante, per la prima volta tutto ciò venne condiviso liberamente fra gli esperti, quando ancora non si parlava di open source.

Fu così che L'Mp3, il cui nome completo è Mpeg-1 Audio Layer III, divenne il formato audio più utilizzato, e insieme agli altri formati Mpeg come l'Mp4 avrebbe in breve tempo cambiato non solo l'industria culturale, ma anche il nostro modo di ascoltare la musica, di scoprirla, di diffonderla. Una rivoluzione che mise le case discografiche e cinematografiche in subbuglio, ma che rese la cultura realmente democratica. Arrivò l'Apple iPod a sostituire definitivamente il Walkman e i lettori cd portatili e soprattutto arrivò Napster, il software di condivisione peer-to-peer che permetteva di scambiarsi file online.

IL FUTURO
Nel caso in cui però l'Mp3 dovesse effettivamente andare a esaurirsi, esistono altri formati già pronti a sostituirlo. Anzi a dirla tutta ce n'è uno, l'Aac, che esisteva già ai tempi del primo iPod e che ultimamente viene usato sempre più spesso, anche perché di migliore qualità a parità di spazio occupato sull'hard disk. Certo, gli appassionati dell'alta fedeltà condannano senza appelli la musica compressa, che a loro parere fa perdere all'ascoltatore dettagli sonori importanti rispetto a vinili e cd e che ha abituato le persone a fruire musica di pessima qualità. Ma è vero anche che ci sono formati come l'Hra (High resolution audio) a 24 bit di alta qualità che non fanno di certo rimpiangere i supporti fisici. Comunque la colpa maggiore della scarsa qualità della musica diffusa soprattutto nei primi anni Duemila è senz'altro della pirateria e di quei file che rimasterizzati decine di volte venivano scaricati dalla Rete.

Oggi la situazione è ben diversa. Sia perché le case discografiche, capendo finalmente che anche con i file musicali si poteva sopravvivere, li hanno commercializzati a buon mercato e il risultato è stato più che buono. Sia grazie alle connessioni Internet sempre migliori che hanno permesso l'esplosione del fenomeno dello streaming, che ha annullato ogni genere di supporto offrendo una scelta praticamente infinita di brani a un prezzo contenutissimo e senza problemi di archiviazione. E se il leader dei Kiss, Gene Simmons, lo critica apertamente, Neil Young ha invece fiutato l'affare e ha lanciato un suo servizio streaming ad alta qualità, Xstream, nato dalle ceneri di un progetto simile (ma naufragato), Pono. E così, da Spotify a Apple Music passando per Amazon Music, la musica è diventata libera e anche più sicura: secondo uno studio commissionato da YouTube, in assenza dei servizi streaming, la pirateria aumenterebbe.

LA FRONTIERA
Se il futuro dell'Mp3 è incerto, quello dell'Mpeg e quindi dei file compressi potrebbe essere radioso, e non riguardare più solo l'audio-video. Oggi la frontiera è infatti la medicina. Come spiega il presidente Chiariglione, nel prossimo gruppo di ricerca che si terrà dal 17 al 19 luglio a Torino, si parlerà infatti, oltre che «del primo formato per le applicazioni di realtà aumentata, cosa che molte grandi aziende da Samsung a Huawei stanno attendendo con ansia», anche «della possibilità di comprimere i dati relativi al patrimonio genetico personale con un formato che rilasceremo a ottobre 2018». Attualmente infatti per contenere i dati del dna sono necessari interi terabyte di spazio: riuscire a far rientrare tutto in pochi megabyte vorrebbe dire «rendere fruibili quei dati con semplicità ed economicità, permettendo così ai medici di creare terapie sempre più precise e personalizzate, e di combattere più efficacemente i tumori. E non si tratterebbe più soltanto di diffondere cultura, ma di dare un contributo all'umanità». La rivoluzione, insomma, continua. E ancora una volta, parte dall'Italia.

andrea.andrei@ilmessaggero.it

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