I mancati interventi di cattura e abbattimento, e la parziale applicazione dei piani faunistico-venatori hanno favorito la proliferazione abnorme dei cinghiali nel territorio laziale. «Il fenomeno è fuori controllo. L’inerzia delle pubbliche amministrazioni, aggravata dal caos delle competenze e dalla farraginosità della burocrazia, ha di fatto paralizzato ogni attività di contrasto. I cinghiali – aggiunge il direttore della Coldiretti del Lazio, Aldo Mattia – devastano le coltivazioni di mais, foraggio, ortaggi e verdure, oltre che vigneti e noccioleti. Le aziende agricole subiscono le perdite dal mancato reddito dei raccolti distrutti, ma sono poi anche costrette a farsi carico delle ulteriori spese per le nuove semine».
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