Licenziamenti all'Art Ceram per 47 lavoratori. «Siamo pronti alla mobilitazione»

Licenziamenti all'Art Ceram per 47 lavoratori. «Siamo pronti alla mobilitazione»
di Ugo Baldi
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Mercoledì 17 Maggio 2017, 17:02 - Ultimo aggiornamento: 18:05

Sono 47 i lavoratori della fabbrica Art Ceram, nel distretto industirale di Civita Castellana, per i quali sono state avviate le procedure di licenziamento. Per la maggior parte sono impegnati nello stabilimento di Fabrica di Roma (39 ceramisti), mentre otto tra impiegati e operai sono quelli che attualmente lavorano nella sede direzionale di Civita Castellana.

L’organico dell'azienda ne conta in tutto 65 e soltanto 18, per ora, sono quelli che non corrono pericoli. Tra questi ci sono  addetti commerciali, impiegati e una parte dei magazzinieri, che lavorano nella sede principale. Questo sta a dimostrare – come sostengono i sindacati - che restarà in piedi la parte commerciale, ovvero la vendita. Ma di quali prodotti se la fabbrica chiuderà?

I dipendenti, che rischiano di ritrovarsi disoccupati entro due mesi, anche ieri hanno timbrato il cartellino in attesa di conoscere la data del primo incontro tra i rappresentanti dell’azienda e le parti sociali, che deve essere ancora calendarizzato. «Per iniziare la battaglia – ha detto il segretario provinciale della Uiltec –Uil Fabio Recchiuto – attendiamo l’apertura del tavolo, ma è chiaro che chi non lotta ha già perso. Noi speriamo che prevalga il buon senso, perché tra i ceramisti c’è forte tensione e preoccupazione. In questa provincia la perdita di questi ulteriori posti di lavoro si va ad aggiungere a quelli dell’Alta di Bagnoregio, nella più totale indifferenza della classe politica regionale e nazionale».

C’è fermento anche tra i sindacalisti della Filctem Cgil. «Continuiamo a non comprendere i motivi di questi licenziamenti - dice il segretario Mauro Vaccarotti – anche perché questa è un’azienda sana. Le iniziative di lotta sono pronte, ma spero che prima di arrivare al punto di rottura l’impresa, che si è resa disponibile al dialogo, faccia un passo indietro. Sono troppe le famiglie coinvolte».
 

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