Quando la città faceva tante feste

Quando la città faceva tante feste
di Fabio Isman
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Domenica 18 Giugno 2017, 09:43
In città, una volta, si è sempre festeggiato parecchio. Nell'Urbe, all'inizio dell'impero, le giornate dei «ludi» ufficiali, da 77 all'anno, passano a 177: quasi metà del tempo. Coniugavano «panem et circenses»; e Augusto tenta di contenere questa tendenza, stabilendo, spiega Dione Cassio, che almeno 230 giorni all'anno venissero votati al lavoro. Poi, dopo i tempi grami, l'anarchia e le lotte medievali, dopo l'esilio ad Avignone, la capitale dei papi ritrova le proprie feste. Sia religiose, sia laiche, sia «all'antica»: Cesare Borgia detto «il Valentino», figlio illegittimo di Alessandro VI, a fine Quattrocento è protagonista di cortei che «evocano gli antichi trionfi», spiega Marcello Fagiolo. Ed i luoghi delle cerimonie erano i maggiori nella città: nei tempi antichi, dal Colosseo in poi; quindi, le piazze, i palazzi, le chiese e le basiliche. Ogni occasione serviva per creare un evento: la nascita di un erede in un regno vicino ed amico, la cittadinanza romana concessa ad un potente, e, ovviamente, l'intronizzazione del nuovo papa, l'Anno Santo che comincia nel 1300, e così via.

APPARATI EFFIMERI
Spesso si basavano su apparati effimeri: specie durante il Barocco, grandi macchine sceniche, predisposte, poi smontate, per l'occasione; per fortuna, i testi e i dipinti ci spiegano e ci raccontano ancora come erano. Dei giochi, specie quelli gladiatori, e delle corse di cavalli, abbiamo dei mosaici che li eternano; e delle feste barocche, di cui spesso i maggiori artisti eseguivano scene e ambientazioni, i fondali, sopravvivono i quadri, e talora, perfino i progetti. In qualche modo, il popolo era sempre coinvolto e partecipe. Perfino gli angeli di ponte Sant'Angelo, o il rifacimento di Porta del Popolo, entrambi berniniani, si devono i primi all'ingresso di Carlo V nel 1536, e il secondo a quello di Cristina di Svezia (1655); e per lei, a Palazzo Barberini, si organizza anche un grande Carosello. I secoli d'oro dell'effimero romano sono il Sei e Settecento. A scopi religiosi, o profani, dalla Girandola a Castel Sant'Angelo, in poi. Ogni anno, una grande festa, la Chinea, per ricordare che il Regno delle Due Sicilie ha una dipendenza dal papa. Il sacro si mescola bene al profano.

A PIAZZA NAVONA
Nel 1513 diventa cittadino romano Giuliano de' Medici, il fratello di Leone X: spettacolare banchetto in Campidoglio. Venti i convitati, 25 le portate; ma per lo spettacolo, si approntano una platea da tremila posti e sette ordini di gradinate. Il palcoscenico era «di contro la scala del palazzo de' Senatori e il tutto illuminato da 200 torce». Architetto di un solo e irripetibile spettacolo, Pietro Rosselli; e, siccome c'era troppo da mangiare, molti cibi «cominciorno a esser gettati, e vedevansi volar per lo aere capretti, conigli, porchetti, capponi, fasciani, starne, e la cavea fu tutta ripiena». C'è una relazione sulle feste ideate dal cardinale Melchior de Polignac nel 1729, per la nascita del Delfino di Francia, e «non vidde mai Roma più segnalata magnificenza»; per l'occasione, è eseguita «La contesa dei numi», un'opera composta da Pietro Metastasio e Leonardo Vinci: in piazza Navona si erige un vero e proprio teatro, che ingloba la Fontana dei Fiumi, immortalato da un dipinto di Giovanni Paolo Pannini, ormai al Louvre. Ma, sempre per la nascita di un Delfino francese nel 1662, piazza di Spagna si riempie di un finto monte, con vere piante e ruscelli, e tante luminarie: oscura la chiesa di Trinità dei Monti. Roma è davvero il Gran Teatro del mondo, pur tralasciando le celebrazioni del Carnevale e la gara dei cavalli berberi in via del Corso.

LA NAVE
Sempre a piazza Navona, a parte le naumachie quando viene riempita d'acqua, per la Festa del Saracino compare, un giorno, perfino una nave di grandi dimensioni, s'intende trainata su ruote. E un'altra compendiosa relazione spiega, nel 1658, «Il mondo festeggiante per la creazione del nuovo imperatore Leopoldo I d'Austria». Allora, si usava; e forse, ci si divertiva.

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