Maturità, Elisa Donzelli: «Caproni scelta interessante ma non facile»

Elisa Donzelli
di Silvia Donat-Cattin
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Mercoledì 21 Giugno 2017, 21:54 - Ultimo aggiornamento: 22 Giugno, 08:24

Giorgio Caproni esce a sorpresa nella prova di italiano della maturità 2017: “Versicoli quasi ecologici”, tratta dalla raccolta “Res amissa”, è la lirica sulla quale hanno dovuto cimentarsi gli studenti impegnati nella prova di italiano che hanno scelto l'analisi del testo nella tipologia saggio breve in ambito artistico-letterario. Un'impresa ardua, se non una vera e propria 'mission impossible', per i maturandi svolgere una traccia del genere. Lo spiega Elisa Donzelli, che ha scritto “Giorgio Caproni e gli altri. Temi, percorsi e incontri nella poesia europea del Novecento”, edita da Marsilio nel 2016, l'ultima grande monografia dedicata al poeta livornese. 

«Mettere nelle mani di ragazzi di 18 anni un testo di questo tipo – ammette - ha un potenziale enorme. I giovani potrebbero identificarsi con la sua figura, quella di un poeta e di una delle menti più libere del Novecento (così la definì Pasolini)». Ma esiste anche il rischio opposto: quello «che gli alunni e prima di tutto gli insegnanti siano tratti in inganno dal culto della sua immagine. Dal mito della madre-fidanzata Annina, e da quello di Enea l'uomo costretto a tenere per mano il figlioletto e sulle spalle il padre con il peso delle macerie della guerra cui Caproni nel 1956 dedicò una raccolta». 

Sembra una scelta azzardata, quella di proporlo per l'analisi del testo in una delle tracce per il primo scritto di Italiano, sempre che i maturandi lo conoscano. «Il torto non è degli insegnanti – valuta il critico letterario - che devono essere messi nelle condizioni di proporlo. Il torto, se un torto c'è, è del "paese guasto" che propone miti senza perlustrarne la Storia». Come dettano i versi stessi della poesia proposta per la maturità.

L'opera di Caproni è forse la più vasta e la più complessa dell'intero secondo Novecento. E «non basta studiarla sui libri di scuola: ammesso che i programmi scolastici – prosegue Donzelli - arrivino a trattare la sua opera sino alle ultime raccolte. Bisognerebbe aggiornarsi sulle carte e soprattutto aggiornare gli insegnanti di scuola. Caproni fu maestro di versi, uomo di cultura vasta e complessa, tra coloro che conoscevano meglio la lingua italiana e che meglio sapevano usarla e insegnavano ad usarla».
 
In che modo viene ricordata la figura di Caproni? «Prima di tutto fu un talento straordinario – sottolinea la studiosa - con la musica e il suono della poesia nelle orecchie. Reduce dalla guerra e dalla resistenza, in molti identificarono in lui il mito di una poesia testamentaria senza alcun intento didascalico e demagogico». Un'operazione che alcuni suoi colleghi, al contrario, tentarono di fare. «Interpretò il suo e il nostro presente con lungimiranza – aggiunge - parlando del Male che prima di ogni altra cosa non appartiene all'Altro ma è dentro l'Io e dentro noi stessi: “Bestia innominata” e “innominabile” che l'uomo insieme alla lingua si porta addosso».

Perché Giorgio Caproni oggi? «Caproni è attualmente considerato - argomenta l'esperta - tra le voci più autorevoli del Novecento poetico. Eppure all'inizio faticò ad affermarsi». Nato a Livorno nel 1912, la madre faceva la sartina, il padre il ragioniere. «Ma la famiglia era appassionata di musica – racconta Elisa Donzelli - e gli aveva fatto studiare violino. A 10 anni si era trasferito a Genova dove anche Adriano Grande, direttore della rivista Circoli, inizialmente aveva rifiutato i suoi versi. “Caro Caproni, se vuol fare il poeta abbia molta pazienza”, gli aveva risposto sprezzante quando non aveva neanche vent'anni».

Il giovane aveva comunque continuato a leggere e a scrivere poesie, mentre nel '38 si era trasferito a Roma per insegnare nelle scuole elementari. «Sarebbe diventato uno dei poeti più premiati e seguiti dalle generazioni a venire – conclude - ma a Roma non frequentò quasi mai i salotti letterari, faticando a farsi accettare dall'entourage che ruotava intorno a Montale e da Sereni, poeta che apparteneva al mondo della grande editoria». Come amici più intimi Caproni ha avuto Pasolini, Betocchi e Bertolucci.

Ed è forse per queste ragioni biografiche che il poeta di Livorno è oggi molto amato anche dai non addetti ai lavori. 

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