«Allarme sabotato e un complice-acrobata nascosto» Ecco come agiva la banda delle Slot Machine

«Allarme sabotato e un complice-acrobata nascosto» Ecco come agiva la banda delle Slot Machine
di Andrea Arena
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Giovedì 13 Luglio 2017, 09:22 - Ultimo aggiornamento: 09:24
Coprivano i sensori dell'allarme di sale slot e bingo, a Viterbo e in altre parti d'Italia, affinché l'impianto sembrasse sì in funzione, ma senza rilevare intrusi. Uno di loro, poi, il più agile, si nascondeva all'interno delle sale gioco e, dopo l'orario di chiusura, prelevava soldi e altro, prima di chiamare i complici – che intanto si erano assicurati che le forze dell'ordine non passassero nei paraggi – e farsi venire a prendere con la refurtiva. E' un investigatore della Squadra mobile a raccontare in aula il modus operandi di una banda di sette persone (sei stranieri e un italiano), sgominata nel febbraio 2010 da un'indagine condotta dalla stessa polizia e dai carabinieri. Il nome dell'operazione era, ovviamente, Slot Machine.

Oggi quei sette sono avanti al collegio dei giudici (presidente Rita Cialoni, Giacomo Autizi e Giovanni Pintimalli a latere), imputati dei reati di associazione a delinquere e furto. Il funzionario di polizia, in aula, ha ricostruito la genesi dell'indagine: un colpo al punto Snai di via della Palazzina, con un bottino di 13 mila euro. «Un furto strano, perché le porte non erano state forzate e perché dalle immagini del sistema di sorveglianza si vedevano tre persone che, nel pomeriggio precedente, applicavano qualcosa sui sensori dell'allarme». Si trattava di mascherine di plastica trasparenti, e invisibili.

Due giorni dopo, con le stesse modalità, un altro furto al Bingo: stavolta furono portati via 150mila euro. Dal controllo delle cellule telefoniche, notammo delle chiamate, effettuate dalle stesse utenze e dall'interno dei locali. Che risultarono attivi anche in precedenti tentativi di furto ad Alessandria e a Roma. Grazie ad intercettazioni e pedinamenti, Squadra mobile e carabinieri colgono in flagranza cinque dei sette della banda: stavano per colpire in un bar di Acilia, periferia di Roma. Uno di loro fu trovato già nascosto all'interno, dietro una serranda.

Il processo continua il 7 novembre.
 
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