Latina vuole la prima laurea magistrale in inglese: Ingegneria agroalimentare

Latina vuole la prima laurea magistrale in inglese: Ingegneria agroalimentare
di Vittorio Buongiorno
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Lunedì 17 Luglio 2017, 10:48 - Ultimo aggiornamento: 16:46
Latina vuole avere un corso di laurea magistrale in inglese a partire all'anno accademico 2018-2019. Non solo, la facoltà di Ingegneria della Sapienza, a cui è venuta l'idea, punta ad istituire un corso di laurea all'avanguardia che metta insieme il meglio del territorio per sfruttarne vocazione e potenzialità. «Siamo partiti proprio da qui - confessa il professor Giuseppe Bonifazi, professore di Ingegneria e direttore del Centro di ricerche e servizi per l'innovazione tecnologica sostenibile - L'idea è nata proprio dal contesto territoriale».
La facoltà di Ingegneria, infatti, ha chiesto alla Sapienza di poter presentare al Miur la domanda per istituire un corso di laurea magistrale in Ingegneria agroalimentare. Anzi in Engineering for safety and sustainability in agriculture, visto che sarà totalmente in lingua inglese.

Sono tanti gli spunti interessanti. Primo: metterà insieme tutte le competenze cresciute in questi anni nell'ambito ingegneristico facendo partecipare i professori di tutte le branche attualmente presenti sul territorio, ingegneria ambientale, dell'informazione, meccanica, economico-gestionale, ma anche quelli di Biologia e Medicina, e di Scienze agronomiche. Secondo: il corso «si sposa bene con il tessuto del territorio che è vocato all'agricoltura sfruttando le nuove tecnologie», spiega ancora Bonifazi.

Una possibilità che il Comune ha colto al volo. L'assessore Cristina leggio ha già convocato tutte le parti in causa e intende supportare la nascita del Corso «per far finalmente decollare - spiega - il distretto agroindustriale».
Le associazioni di categoria e le aziende del settore hanno grandi attese. Terzo: la scelta della lingua inglese. «Miriamo in alto» dice Bonifazi. «L'ambizione è quella di attirare studenti non solo italiani in questo territorio». Quarto: «Portare benefici al territorio in termine di miglioramenti delle aziende in tema di risparmio energetico o di monitoraggio. Ma anche mettere in condizione la provincia di esportare know how ovunque». Quinto: la possibilità di farlo a costi contenuti. «Perché non abbiamo neanche bisogno dei laboratori, basta avere un link con le aziende».

Sesto. Dimostrare a questo territorio, e soprattutto ai ragazzi pontini, che anche qui possono nascere cose nuove, all'avanguardia ma capaci di camminare con i propri piedi. «E' la cosa che intriga di più tutti gli attori di questo progetto visionario - commenta Cristina Leggio - che il Comune intende sostenere e supportare».
Vittorio Buongiorno
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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