Cheti, i 3.400 infermieri: «Siamo pochi, non ce la facciamo più»

Cheti, i 3.400 infermieri: «Siamo pochi, non ce la facciamo più»
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Mercoledì 9 Agosto 2017, 10:08 - Ultimo aggiornamento: 10:11
«Il numero degli infermieri in Abruzzo e, per quanto ci riguarda, in provincia di Chieti è insufficiente per soddisfare i bisogni assistenziali dei cittadini. La riorganizzazione della rete ospedaliera e territoriale attuata dalla Giunta regionale era indispensabile per uscire dal commissariamento della sanità, ora bisogna investire in maniera decisa sul personale» E'  quanto sostiene Giancarlo Cicolini, presidente dell’Ipasvi di Chieti, la federazione che rappresenta i 3.400 infermieri presenti nella provincia.

«Registriamo una positiva attenzione al nostro ruolo – prosegue Cicolini -, come dimostra la previsione di un Dipartimento regionale delle professioni sanitarie e, in ciascuna Asl, di unità operative complesse a direzione infermieristica. Ma, una volta approvati gli atti aziendali delle aziende sanitarie, in dirittura di arrivo, bisogna porsi la domanda se gli attuali organici siano sufficienti. In alcune Aziende un percorso è stato già avviato: ad esempio la Asl di Teramo ha già espletato un concorso per operatori socio sanitari e ha pubblicato un concorso per infermieri. In altre le condizioni lavorative dei colleghi non sono più sostenibili per garantire un’elevata qualità assistenziale, difficoltà particolarmente evidenti nel periodo estivo. Pensiamo anche al decreto sui vaccini obbligatori, che ha assegnato a infermieri e assistenti sanitari un ruolo importantissimo in ambito territoriale nella prevenzione primaria».

L’Ipasvi riconosce l’importanza che hanno gli infermieri reclutati con contratto interinale, indispensabili nelle situazioni e nei periodi di maggiore criticità, «ma le professionalità – sottolinea Cicolini - vanno formate in relazione alle specificità dell’utenza, aumentando il numero di operatori stabilmente all'interno delle strutture.  Sono inoltre indispensabili i concorsi per operatori socio sanitari, personale di supporto che, con il suo contributo consente agli infermieri di prendersi carico in maniera ottimale dei cittadini che si rivolgono al nostro sistema sanitario regionale. Nel rideterminare le piante organiche – conclude Cicolini – deve essere chiaro chi svolge le diverse attività e con quali competenze, in modo da graduare correttamente i carichi di lavoro. Potrebbe essere questa l’occasione per rivedere le linee di indirizzo regionali in materia di determinazione delle dotazione organiche delle Aziende sanitarie locali, il tutto per garantire ai nostri cittadini un sistema sanitario sempre più attento
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