Il Trasporto, «una gioiosa Macchina di pace». La dedica di Mecarini alla sorella che non c'è più

Il passaggio della Macchina il 3 settembre
di Massimo Chiaravalli
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Martedì 5 Settembre 2017, 14:20
Dopo la gioia, le lacrime. Prima un Trasporto senza sbavature, poi la commozione. Quella dell'ideatore Raffaele Ascenzi, al quale le parole si sono fermate in gola appena Gloria è arrivata a casa. E anche del presidente del Sodalizio, Massimo Mecarini: per lui una dedica del Trasporto alla sorella scomparsa lo scorso anno. Nessuna pecca neanche sul fronte della sicurezza, però: le forze in campo «hanno dato un'immagine più bella e ordinata della festa», secondo il questore Lorenzo Suraci.

Il day after del Trasporto è un concentrato di soddisfazione. A partire dal capofacchino Sandro Rossi. «La squadra ha reagito benissimo – dice – ed era molto carica. È filato tutto liscio, i Facchini sono fortissimi». Mecarini ha visto in questo 3 settembre «una gioiosa macchina non da guerra, ma di pace, costituita da costruttore, ideatore, Facchini, forze dell'ordine e comune. Il Trasporto? Impeccabile: tempi rispettati, abbiamo recuperato un po' di ritardo della partenza alle fermate, anche se la sosta in piazza del Plebiscito è durata 5 minuti più dello scorso anno. Poi però siamo andati come un treno». Il Trasporto è stato dedicato all'ideatore del Volo d'Angeli, Giuseppe Zucchi, e ai Facchini del '67. Però c'è anche quella intima di Mecarini, «che ho portato nel cuore: a mia sorella Loretta, scomparsa il 6 ottobre. E a mia figlia e mia moglie, che mi sopportano tutto l'anno con Santa Rosa».
Alla fine del Trasporto, invece, le lacrime di Ascenzi. «Mi sono molto commosso – spiega – perché ho vissuto questo terzo anno di Gloria con grande armonia, che ho visto in tutto il Sodalizio e nella città. Se ci ripenso mi commuovo ancora. C'è stato anche un tocco femminile con miss Italia 2015, Alice Sabatini: è bella e semplice come questa Macchina. È stata una madrina eccezionale».

Anche l'altra macchina, quella della sicurezza, è andata come un treno. «Il momento è particolare – commenta Suraci – e abbiamo aggiunto qualcosina in più, ma credo fosse necessario. La gente era contenta, non abbiamo avuto alcun segnale di allarme. Le forze in campo? Circa 400 uomini che hanno iniziato a lavorare in turni già da sabato mattina». Infine il vescovo Lino Fumagalli, che ieri durante l'omelia ha ricordato Santa Rosa: «Dentro la Macchina c'era un'urna con 7 mila preghiere per lei. Nel momento in cui il numero dei fedeli diminuisce sempre più e la comunità ecclesiale viterbese rischia di sparire, servono uomini e donne esemplari. Come Santa Rosa».
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