Non si fermano le indagine, i carabiniere del reparto operativo di Frosinone e i colleghi della compagnia di Pontecorvo, coordinati dal procuratore capo Luciano D’Emmanuele e dal Pm Beatrice Siravo stanno portando avanti ogni dettaglio, ogni pista per dare un nome e un volto all’assassino di Serena Mollicone.
Un lavoro di squadra perfettamente percepibile a chi segue in caso, ma soprattutto a chi chiede giustizia per sua figlia: Guglielmo Mollicone.
“Si sta lavorando e si sta facendo il possibile, per questo non posso che rinnovare il ringraziamento alla Procura e ai carabinieri”, ha sempre detto papà Guglielmo. Le indagini, come noto, sono state riaperte due anni fa dopo la richiesta dell’avvocato Dario De Santis per conto della famiglia Mollicone.
Rovesciando la medaglia ci sono i tre indagati, ormai da sette anni - l’iscrizione nel registro degli indagati risale al giugno 2011-, per omicidio volontario e occultamento di cadavere, vale a dire l’ex maresciallo Franco Mottola sua moglie Anna Maria e suo figlio Marco, assistiti dall’avvocato Francesco Germani.
Proprio quest’ultimo alcune settimana fa, rispondendo alla trasmissione Chi l’ha Visto, ha voluto fare alcune precisazioni, su alcuni aspetti delle indagini.
"Tutti gli accertamenti (comparazioni e analisi del dna e delle impronte digitali, ndr) eseguiti sinora e messi a nostra disposizione hanno dato esito negativo", ha sostenuto l'avvocato Germani, che assiste la famiglia Mottola.
“Già nella richiesta di archiviazione del 2015, redatta dall’allora procuratore Mercone, - spiega Germani - si parla dell’eventuale presenza di Serena in caserma, ma non c’è collegamento tra la morte di Serena e la sua presenza in quel luogo, ciò lo dice il Procuratore”.
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