La dinamica è ancora tutta da ricostruire nel dettaglio, ma dalle prime indiscrezioni sembra che il fratello più grande abbia scavalcato la staccionata di legno che impediva l'accesso ai crateri dai gas velenosi. I genitori si sono precipitati per riportare il bimbo di 11 anni indietro, ma sono tutti e tre finiti nel cratere, precipitato sotto i loro piedi, e morti dopo pochi attimi per l'inalazione dello zolfo.
A nulla sono serviti i soccorsi delle guide e degli altri operatori della Solfatara che hanno estratto i corpi ormai senza vita. I tre cadaveri, a distanza di tre ore dalla tragedia avvenuta intorno a mezzogiorno, sono ancora sul luogo dell'incidente per le verifiche e le costatazioni sull'accaduto dopo l'arrivo del magistrato della Procura di Napoli. La Solfatara è una struttura di proprietà privata. I titolari saranno ascoltati dagli inquirenti per illustrare le misure di sicurezza che si adottano per tutelare i visitatori.
Racconta ancora Armando Guerriero: «All'interno, c'è un percorso indicato e tracciato da frecce. Ci sono steccati in legno che bloccano l'accesso nelle zone più pericolose, cartelli di avvertimento e lavorano anche alcune guide. Se poi qualcuno viola queste regole può rischiare».
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