Mastella show in tv dopo l'assoluzione: «Fatto fuori dai Servizi»

Sandra e Clemente Mastella a Porta a Porta (Ansa)
di Mario Ajello
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Giovedì 14 Settembre 2017, 09:57 - Ultimo aggiornamento: 15 Settembre, 07:49

Il ritorno di Clemente riabilitato è molto in stile Mastella. Sceglie Porta a Porta, per raccontare il suo calvario fino alla lieta novella dell'assoluzione che il tribunale di Napoli gli ha dato. Ma prima va a pregare - «Ho fatto un piccolo voto» - al santuario della Madonna delle Grazie di Benevento. Mentre a Ceppaloni, il suo paese, la notizia dell'assoluzione dall'accusa di concussione è stata festeggiata con i fuochi d'artificio. Ma ora, eccolo in televisione.

Provato, commosso, seduto sulla poltroncina dello studio di Vespa insieme alla moglie Sandra, che finì agli arresti domiciliari nove anni fa in questa vicenda. «Non furono i giudici ma i servizi a farmi fuori», dice Mastella. E ancora: «Nessuno dei miei colleghi ministri mi mostrò solidarietà, tanti mi trattarono come una sorta di nipotino di Belzebù». Marito e moglie ripercorrono il comune calvario giudiziario lungo quasi un decennio. A tratti sembra che stiano per scoppiare a piangere. L'emozione è forte ma anche la rabbia, trattenuta a stento, contro chi, in questi anni difficili di «gogna», li ha ignorati o denigrati.

TRAME OSCURE
«Ero un obbiettivo facile, uno piccolo e nero, meridionale della Prima repubblica...», lamenta l'ex Guardasigilli con i lucciconi. E si giustifica: «Il governo Prodi cadde non per colpa mia. Lo dimostrano i numeri. Al Senato vennero meno alcuni esponenti della Margherita. Non c'erano i numeri, anche con i miei due voti targati Udeur. Eppure è stata data la colpa a me». E adesso? «Credo che un Paese in cui uno si alza e finisce in galera non vada lontano. Ora serve una riconciliazione. No a guerre tra politica e giustizia, ma lavoriamo assieme soprattutto sui tempi del giudizio».

Ciò che continua a fargli male, così dice, è l'atteggiamento dei colleghi durante quella burrasca che ha travolto il suo partito e la sua famiglia: «Nessun collega volle venire in tv a esprimermi solidarietà, anche quella ipocrita. Nessuno tra chi era ministro grazie a me. Solo Chiti mi fu vicino al Senato». Ma parla senza animosità. Mentre Sandra, elegante in un completo scuro, si lascia andare all'emozione: «Abbiamo resistito grazie alla grande unità della nostra famiglia, e non è un fatto scontato», sottolinea con la voce rotta.

Non vuole smettere con la politica Mastella. «Le candidature che mi stanno offrendo di qua e di là - racconta - però non mi interessano, continuerò a fare il sindaco di Benevento». Prodi ha evitato ogni commento sulla sua assoluzione. Mastella si morde il labbro, non vuole polemizzare con il Professore. Ma dopo la puntata si lascia andare a un piccolo sfogo, l'unico: «Per lui è comodo dire che cadde per colpa mia. Ma se fosse sincero, Prodi dovrebbe dire che ci fu una strategia per fotterlo portata avanti da Veltroni. Ma così metterebbe in crisi l'Ulivo e tutta la stagione successiva. Io ero parte lesa». Ma ecco il colpo di scena.

IL COLPACCIO
Un collaboratore gli porge il cellulare. È Silvio Berlusconi (di cui Mastella è stato amico e ministro) che gli esprime la sua solidarietà. E lo stesso farà con la signora: «Cara Sandra....». Poi il Cavaliere chiarisce che a suo giudizio, dietro l'inchiesta giudiziaria, ci fu qualche «manina oscura». «Ebbi subito la percezione - incalza Mastella - che ci fossero di mezzo i servizi segreti, magari deviati. E che vi fosse la volontà di far cadere quel governo. Credo che ci fosse l'obbiettivo di colpire me, l'anello più debole, per destabilizzare l'Italia».

Complotto o non complotto, continua il racconto mastellato: «In pochi giorni, venne messo in galera un intero partito.

Come se l'Udeur fosse un'associazione a delinquere. Nemmeno la Dc, il Psi, il Pci dei tempi di Tangentopoli ebbero quel trattamento, malgrado la presenza di tangenti. Ora che è arrivata la sentenza - e la trasmissione sta per terminare - sono qui per difendere tutta quella gente comune che mi è stata sempre vicina». E ora difficilmente Clemente si ritirerà a Benevento: il gioco politico ha ritrovato uno dei suoi giocolieri più espansivi.

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