Sangue, sos Capitale, rinviati
gli interventi: effetto zanzara tigre

Sangue, sos Capitale, rinviati gli interventi: effetto zanzara tigre
di Raffaella Troili
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Giovedì 21 Settembre 2017, 00:04 - Ultimo aggiornamento: 19:36

 “Siamo a corto di sangue, non abbiamo sufficienti scorte, rimandate l’operazione” il bollettino del Centro trasfusionale. Così ogni mattina un medico entra in sala operatoria e non sa se l’intervento programmato si farà. L’anestesista chiama l’emoteca, la risposta negli ultimi tempi è spesso negativa, il paziente torna giù. A saltare sono gli interventi programmati, anche importanti, dove è richiesta una certa quantità di sangue, la precedenza è delle urgenze. Con il blocco delle donazioni nel territorio della Asl Rm2 e di Anzio, le aree dove sono stati registrati dei casi di Chikungunya, virus dovuto alla puntura di zanzara tigre infetta, negli ospedali romani va in scena come e più di prima la roulette russa degli interventi chirurgici. «Abbiamo difficoltà di approvvigionamento e difficoltà oggettive a garantire tutti gli interventi chirurgici. L’urgenza è garantita, altre operazioni sono sostituite da quelle che non necessitano di sangue. Molti interventi anche importanti purtroppo slittano di qualche giorno, subiscono ritardi, ma le sale operatorie lavorano come sempre», spiega Andrea Cambieri, direttore sanitario del Policlinico Gemelli.
CRONICA CARESTIA
Il sangue è centellinato, tutto è rallentato, la programmazione saltata. Nessuno nasconde il problema, disagi si registrano ovunque dal San Camillo all’Umberto I, a Tor Vergata. A saltare, gli interventi che prevedono più uso di sangue, escluse le urgenze. Meglio un’appendicectomia che un’operazione programmata al colon, i medici valutano di ora in ora, il paziente aspetta il turno. Per questo il Gemelli come altri ospedali ha lanciato un appello anche alla sua comunità di oltre 5mila medici e studenti: «Venite a donare, c’è bisogno di sangue, seppure quarantenato». E’ chiaro che non è sufficiente per far fronte a una cronica carestia di sangue (il Lazio non è autosufficiente, è penultimo in Italia dopo la Sardegna per numero di donatori). Va garantita l’assistenza a pazienti oncologici, chirurgici complessi, anemici, «se non si hanno scorte adeguate, magari anche di un gruppo raro, il Centro trasfusionale non li manda in sala operatoria». Il meccanismo si è inceppato, già faceva miracoli prima che comparisse pure la Chikungunya. «Ora gli interventi complessi vengono sostituiti dai più impellenti - è il coro dei medici - la seduta salta alla prossima disponibile».
LE MOSSE DEL SAN CAMILLO
Il direttore generale del San Camillo Fabrizio D’Alba conferma il calo delle donazioni: «Intorno al 10-15 per cento. Fino ad oggi l’offerta di interventi chirurgici non è stata toccata, speriamo si normalizzi la situazione, le azioni messe in essere dalla Regione per reperire e gestire il sangue sono efficaci, dalle altre regioni abbiamo ricevuto mille sacche, le piastrine le lavoriamo, e ci appoggiamo anche alle associazioni che reperiscono sangue fuori provincia». «E per fortuna la donazione di sangue è stata limitata parzialmente, i danni per l’assenza di sangue sono maggiori dei rischi di una puntura», è il pensiero del direttore generale del Policlinico Tor Vergata, Tiziana Frittelli: «Certamente abbiamo problemi, specie per alcune patologie chirurgiche e ortopediche, il disagio c’è, il sangue deve stare in quarantena 5 giorni ma le piastrine vanno usate entro 5 giorni». Dalla Regione Lazio rassicurazioni: «Non risultano emergenze, 1.500 sacche di sangue sono arrivate dall’Italia e da donatori, considerando una media di 200/250 sacche al giorno ne abbiamo per altri sei giorni. E man mano ne arrivano altre. Tutti gli interventi urgenti, salvavita sono garantiti». 

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