Nobel per la Fisica, onde gravitazionali in pole position. Il ricercatore Gemme: «Tanti i meriti dell'Italia»

I ricercatori in posa davanti a VIrgo
di Enzo Vitale
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Lunedì 2 Ottobre 2017, 21:08 - Ultimo aggiornamento: 3 Ottobre, 13:16
Fisica, è il giorno del Premio Nobel. L'anno scorso i protagonisti della scoperta delle Onde gravitazionali, probabilmente non hanno ricevuto l'ambito Premio perchè giunti fuori tempo massimo. Cosa accadrà questa mattina? Lo abbiamo chiesto a Gianluca Gemme, primo ricercatore dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) e responsabile nazionale per l’Infn dell’esperimento VIRGO.
Proprio dall'interferometro posizionato a Cascina vicino Pisa, infatti, è arrivata la conferma della quarta rivelazione di onde gravitazionali, osservazione realizzata  il 14 agosto ma con notizia diffusa solo pochi giorni fa.


(Gianluca Gemme dell'Infn)

Professor Gemme l'anno scorso  la candidatura al Nobel  arrivò fuori tempo massimo, cosa pensa che avverrà, invece, quest'anno. Il "wonderful trio" delle onde gravitazionali, Rainer Weiss, Ronald Drever (deceduto, ndr) e Kip Thorne, rimarranno ancora a secco?
«I promotori e fondatori del Laser Interferometer Gravitational-Wave Observatory (LIGO) lo strumento che per primo nel 2015 ha osservato in maniera diretta un’onda gravitazionale, sono candidati naturali per il premio. Purtroppo Ronald Drever è scomparso nel marzo di quest’anno e la sua candidatura non può essere presa in considerazione, il premio Nobel è attribuito a scienziati viventi. Va anche detto che scoperte di questo tipo sono il frutto del lavoro di collaborazioni internazionali composte da centinaia di fisici, ingegneri e tecnici provenienti da ogni parte del mondo. Il premio viene attribuito ad alcuni individui particolarmente rappresentativi, ma il riconoscimento va esteso a tutte le persone che hanno dato il loro contributo e che hanno reso possibile il raggiungimento di questo risultato».  
 
Secondo lei è giunta l'ora di assegnare un Nobel in Fisica ad uno scienziato del nostro Paese ?
«Rimanendo nel campo della scoperta delle onde gravitazionali, l’Italia ha avuto, e continua ad avere, un ruolo di primo piano in questo settore. L’interferometro VIRGO che si trova a Cascina nei pressi di Pisa è uno strumento all’avanguardia mondiale, sullo stesso livello degli strumenti americani, come è stato dimostrato pochi giorni fa con l’annuncio, dato nell’ambito del G7 scienza a Torino, della prima rivelazione congiunta di un’onda gravitazionale da parte di VIRGO e dei due interferometri di LIGO. VIRGO è uno strumento nato dalla visione di due grandi scienziati europei: l’italiano Adalberto Giazotto e il francese Alain Brillet. I loro nomi, a mio parere, rientrano a pieno titolo fra in candidati al premio».
 
Ci spieghi l'apporto italiano in tale ricerca, quello delle onde gravitazionali.
«VIRGO ha rappresentato un grande passo avanti nella tecnologia degli interferometri; è stato, infatti, il primo rivelatore al mondo capace di scendere alle basse frequenze, aprendo la strada all'americano Advanced LIGO. Adalberto Giazotto è stato inoltre il pioniere dell'idea della rete globale di rivelatori, che da oltre un decennio, grazie alla stretta collaborazione tra LIGO e VIRGO, è diventata una realtà ed ha dato un contributo determinante alla scoperta».
 
 E la Fisica italiana?
«L’Italia ha un ruolo di primo piano in numerose imprese scientifiche a livello internazionale. Io sono un ricercatore dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN); parlando della realtà INFN, vedo che VIRGO o i Laboratori sotterranei del Gran Sasso,per fare un paio di esempi, sono infrastrutture di ricerca di riconosciute a livello internazionale, che attraggono scienziati da ogni parte del mondo. Guardando all’estero, troviamo scienziati italiani in ruoli chiave negli esperimenti che si svolgono nei laboratori più importanti al mondo, come il CERN di Ginevra».


Gli interferometri in attività nel mondo, quelli in progetto (in India) e in via di realizzazione (Giappone)
 
 In questo specifico settore i nostri giovani ricercatori rimangono qui o preferiscono emigrare all'estero?
«Esiste un problema di “fuga dei cervelli” dall’Italia verso l’estero, inutile negarlo, lo dicono molti indicatori. Qui il problema non è tanto che i giovani scienziati italiani vadano a lavorare all’estero; la scienza è un’impresa “globale” che travalica i confini nazionali, è fisiologico e sano che gli scienziati (soprattutto i giovani) si spostino da un Paese all’altro. Il problema vero è la insufficiente capacità da parte del nostro Paese di attrarre giovani provenienti dagli altri Paesi. Il problema non è il basso livello delle nostre infrastrutture di ricerca, gli esempi che citavo prima sono lì a dimostrarlo. Il problema è più complesso e ha a che fare con alcune limitazioni strutturali del nostro Paese: non riesce a offrire opportunità ai laureati, non riesce a gratificare ricercatori e persone qualificate offrendo posizioni e condizioni lavorative adeguate agli sforzi e al livello di istruzione conseguiti. Queste questioni andrebbero affrontate con risorse e politiche coerenti e di lungo termine».
 
Una volta c'era la famosa scuola di Fisica di Roma ora c'è una città che primeggia, se c'è ne è una, nel nostro Paese?
«Come dicevo prima, la Scienza oggi è un’impresa “globale” che travalica i confini nazionali. Ha già un senso limitato parlare di “fisica italiana”, non mi sembra il caso di scendere al livello regionale o locale. Esiste la Fisica italiana, punto».
 

 
 
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