Tavolo per Roma, ultimatum di Calenda a Raggi: «Siamo al ridicolo»

Tavolo per Roma, ultimatum di Calenda a Raggi: «Siamo al ridicolo»
di Simone Canettieri
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Mercoledì 4 Ottobre 2017, 19:45 - Ultimo aggiornamento: 5 Ottobre, 14:55

Il tavolo per il rilancio della Capitale traballa. Per tutta la giornata sembra addirittura saltare. Oscilla da una parte all'altra. Scatta perfino un ultimatum: due giorni per un chiarimento. Perché una gamba, quella più importante e cioè quella del Comune di Roma, c'è e non c'è. O meglio: la sindaca Virginia Raggi risponde ufficialmente e finalmente all'input (datato 21 settembre) del ministro Carlo Calenda chiedendo con una lettera «più poteri per Roma». E' a questo punto che dal Mise perdono le staffe. Calenda dice che «la soglia del ridicolo è superata». Che non riesce a parlare con la grillina - «se non per sms» - e dunque il tavolo per il rilancio della Capitale eccolo, sta per saltare. L'appuntamento è fissato per il 17 ottobre, come voluto dall'agenda della sindaca, ma il ministro avverte: «Nelle prossime 48 ore è urgente un incontro con Raggi per verificare la reale disponibilità a proseguire nel percorso individuato con il tavolo».

IL CORTOCIRCUITO
Il pasticcio, già nell'aria da giorni densi di ambiguità, scoppia di prima mattina, quando al ministero scoprono che il capo delegazione del Comune non sarà un tecnico, né un assessore ma il portavoce della pentastellata. Un'anomalia visto che la Regione e le parti sociali hanno messo in campo i rispettivi dirigenti esperti di fondi. Gli «accrediti» servono a sedersi al tavolo di questa mattina: una riunione tecnica-operativa per iniziare a costruire un percorso e arrivare al 17 con le idee chiare. Si dovrebbe parlare di numeri e dati. Va ricordato, infatti, che in ballo ci sono 2,6 miliardi di euro di interventi per stoppare la crisi economica-industriale che avvolge Roma. Dal Mise mangiano la foglia e fanno notare che bisogna «evitare che diventi una perdita di tempo», che il tavolo sia solo «cerimoniale». Insomma, la paura è che la faccenda venga buttata in politica dal M5S, combattuto dalla voglia di sedersi al tavolo (fronte ortodossi-realisti) e dai timori di finire per essere commissariati dal governo (fronte Raggi). E così nel pomeriggio, esce la lettera del Campidoglio che però sposta il tiro. E' un rilancio. La sindaca punta a portare all'attenzione del ministero il modello Fabbrica Roma (il protocollo stipulato dai sindacati, quindi di fatto un altro tavolo e un altro modello) e, sottolineando «l'importanza della cooperazione», chiede più poteri per la Capitale «completando la trasformazione avviata con il decreto 17 settembre 2010». Cosa significa? Gestire direttamente i fondi per i trasporti e la pianificazione urbanistica, per esempio. In poche parole: il M5S prova a ribaltare il tavolo, punta su una riforma affinché la città «sia destinataria di politiche di medio e lungo periodo, non limitando il tavolo di rilancio a passi operativi a breve». Usando un metafora mutuata dal poker, i grillini puntano a dare le carte, sostituendosi in un senso anche al padrone di casa, e proponendo un altro gioco.

LA REAZIONE
Davanti a questa lettera, il ministero dello Sviluppo economico non la prende benissimo. Calenda parla di situazione «ridicola», dà un ultimatum al Comune di 48 ore per un chiarimento, e sottolinea come «tutte le altre istituzioni, a partire dalla Regione e dalle associazioni si siano immediatamente attivate mettendo a disposizione idee, progetti, staff e tecnici, mentre l'unico riferimento individuato dalla sindaca è il suo portavoce». La situazione sta per precipitare, il Comune frena e smussa a un passo dal burrone.
La prima cittadina insiste sul fatto che la richiesta di più poteri «non è ridicola» e che comunque lei sarà al tavolo il 17. Intanto, oggi si vedranno le delegazioni tecniche (per il Comune si scoprirà in serata saranno presenti anche l'assessore al Bilancio Gianni Lemmetti e il delegato al Personale Antonio De Santis) dei vari soggetti coinvolti. Sempre per stemperare dal Campidoglio fanno filtrare che nelle prossime 48 ore «ci sarà l'incontro chiarificatore tra sindaca e ministro». In sottofondo, poi nemmeno tanto, la polemica politica. Il Pd, con la capogruppo Michela Di Biase, insiste «sull'impegno comune per la città». La Lega, in trincea per il referendum in Lombardia e Veneto, attacca l'alleata Giorgia Meloni: «Adesso sarà anche contro l'autonomia di Roma?». Fabio Rampelli da Fratelli d'Italia avvisa che «ci potrebbero essere giochi politici dietro a queste manovre». E si va avanti così, in questo nascondino di strategie più o meno grottesche sulla pelle di Roma.

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