"La rinuncia all'acquisto dell'azienda – spiegano Francesco Palese e Sandro Canepuccia della Feneal Uil – verrà ufficializzata al curatore fallimentare nei prossimi giorni tramite Pec. Non presentando la fidejussione, decade automaticamente il contratto di affitto già scaduto a giugno". L'ad si è impegnato a pagare entro novembre tutti gli arretrati ai dipendenti, ovvero i residui dello stipendio, il tfr e le ferie maturate. I sindacati non scommettono sul fatto che l'impegno venga mantenuto visti i ritardi accumulati negli anni ma, soprattutto, temono per il futuro occupazionale dei lavoratori. Quello che resta da capire è come una realtà produttiva storica del Viterbese sia arriva a chiudere i battenti. "In questi anni – dicono Palese e Canepuccia – di lavori sono stati eseguiti parecchi". E tra i dipendenti si vocifera di commesse per due milioni di euro fino a febbraio. "Probabilmente – dicono dalla Uil – errori strategici e poco margine di guadagno hanno aggravato la situazione".
Ci va giù duro Carlo Proietti: "Le responsabilità – accusa il segretario della Fillea Cgil – sono anche del curatore e del liquidatore perché la storia è stata trascinata non tenendo conto che si giocava sulla pelle di 60 persone. A giugno è scaduto il contratto di affitto e non si è cercato di fare chiarezza sulle reali intenzioni della proprietà, perdendo tempo per tre mesi che sono stati fatali, una leggerezza inaccettabile. Abbiamo coinvolto la Procura e l'Ispettorato del lavoro, solo la Prefettura si è mossa". Nei prossimi giorni, i sindacati cercheranno di avviare un confronto con il curatore e il liquidatore per capire che margini ci sono per i dipendenti.
© RIPRODUZIONE RISERVATA