Casale del Giglio, sotto il vigneto spunta l'antica Satrico

Casale del Giglio, sotto il vigneto spunta l'antica Satrico
di Giuseppe Motisi
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Lunedì 9 Ottobre 2017, 17:00 - Ultimo aggiornamento: 11 Ottobre, 17:04
È una vigna unica nel suo genere perché, oltre a regalare oggi vini importanti, custodisce nel sottosuolo una città del Lazio antico i cui abitanti, già nel IX secolo a.C., coltivavano l’uva e producevano vino. È il vigneto situato a Latina in località Le Ferriere all’interno dell’azienda agricola Casale del Giglio, dove gli archeologi hanno scavato e stanno tuttora lavorando per riportare integralmente alla luce l’antica Satricum, città del cosiddetto Latium Vetus ricordata, tra gli altri, dagli storici Dionigi di Alicarnasso e Tito Livio.

È dunque in quest’area della provincia pontina che i sondaggi archeologici, iniziati nei primi anni Ottanta, hanno scoperto un insediamento urbano del IX secolo a.C., due necropoli che hanno restituito numerosi reperti attestanti lo stile di vita dei primi abitanti del Lazio ed un tempio dedicato ad una divinità chiamata ‘Mater Matuta’.

Gli scavi, condotti dalla Soprintendenza per i beni archeologici dell’Etruria meridionale e dall’Università di Amsterdam, si estendono nel vigneto di Casale del Giglio e nelle campagne circostanti. Qui sono affiorate tombe con corredi funerari di grande importanza come numerose coppe in terracotta per bere vino, segno inequivocabile che la coltivazione dell’uva era già fiorente circa 800 anni prima della nascita di Cristo.


«Archeologia e vino non vanno sempre d’accordo, perché gli scavi effettuati per i lavori agricoli distruggono i reperti e, difficilmente, i proprietari dei terreni consentono a loro volta agli archeologi di scavare – spiega in proposito la professoressa Marijke Gnade, archeologa e docente dell’Università di Amsterdam che si occupa degli scavi di Satricum -.
Quando ci siamo presentati a Casale del Giglio temevamo quindi che il nostro lavoro si sarebbe interrotto ma, con nostra grande sorpresa, abbiamo non solo ottenuto il via libera ai sondaggi, ma l’azienda ha anche acconsentito ad eliminare una porzione di vigneto per permettere scavi in profondità
».

Ed è così che tra i vari reperti sono affiorate alcune coppe che costituiscono un incredibile trait d’union tra la produzione vinicola del passato e quella moderna. Non a caso uno dei vini più rinomati della zona ha preso il nome di ‘Mater Matuta’, in ricordo del tempio di Satricum.
«Quel che è emerso dal vigneto di Casale del Giglio è davvero suggestivo e inebriante, quasi al pari di un ottimo bicchiere di vino – aggiunge la professoressa Marijke Gnade -. Parlo di un insediamento del Lazio antico che si estendeva per circa 40 ettari, dal cui terreno sono emerse testimonianze della produzione vinicola che risalgono al VII secolo a.C. come le coppe da vino oggi conservate parte al Museo nazionale di Villa Giulia e parte nel museo di Borgo Le Ferriere, dedicato appunto alla città di Satricum».
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