Tutti strumenti idonei allo scopo e pronti all’uso ma, quando si tratta di guadagnare tempo affidando i propri figli ad altri, la questione presenta qualche punto da approfondire. Tra i vari servizi “salva-tempo” ed inquadrabili nel welfare, quello dello “scuolabus” è senza dubbio importante, così come delicato. Oggi è di solito erogato da Comuni, con l’affidamento dello stesso ad imprese di trasporto. Tutto in apparenza molto semplice, che si risolve con la messa a disposizione di un furgone per lo più “giallo” con alla guida un autista. Tanto semplice da far sembrare il servizio di “scuolabus” un mero trasporto di persone. Ma non è così.
La Cassazione è intervenuta spesso su questo argomento con sentenze che hanno delineato negli anni la responsabilità degli addetti a questo particolare tipo di trasporto, fino ad arrivare a sostenere che integra il reato di abbandono di minore (art. 591 cod. pen.) la condotta del conducente dell'autobus di una scuola che lascia un piccolo alunno a terra in condizioni non sicure, per esempio con pioggia battente e in una strada trafficata. E ancora – si legge in altre sentenze – gli autisti di scuolabus hanno “il dovere di adottare tutte le necessarie cautele suggerite dall’ordinaria prudenza in relazione alle specifiche circostanze di tempo e di luogo al fine di garantire la sicurezza dei minori che gli sono affidati per il trasporto, non solo durante le fasi preparatorie ed accessorie di salita e discesa dal veicolo, ma altresì in quella ulteriore dell'attraversamento della strada, quando alla fermata gli stessi minori non siano presi in consegna dai genitori o da altri soggetti da loro incaricati”. In altre parole il servizio di scuolabus è un trasporto di persone “particolari”, bambini che vengono affidati dai genitori all’autista e dunque una attività che richiede diligenza, prudenza e grande preparazione.
Tanto per citare altre realtà, in Svizzera o negli Stati Uniti i conducenti degli scuolabus sono formati in maniera speciale, sottoposti a prove di guida sicura, imparano le tecniche di primo soccorso pediatrico e seguono programmi di gestione delle criticità. Basta dare un’occhiata a uno dei tanti “School Bus Driver Training Programs” per capire che non si scherza e che nessun aspetto è lasciato al caso. Ma a mio avviso c’è di più. Perché non “approfittare” del tragitto quotidiano nello scuola bus per trasmettere ai bambini le prime elementari nozioni della sicurezza stradale, proponendo – in pratica – delle pillole di educazione civica sul campo? E se l’uso del cellulare alla guida dovrebbe essere off limits per chiunque sia alla guida (e ovviamente di tutti i conducenti di un servizio pubblico, anche se da quello che vedo in giro a Perugia e d’intorni non mi sembra che sia così) quale migliore esempio per i bambini vedere utilizzato solo il viva voce. Gli autisti andrebbero dunque attentamente formati, tenuto conto della specificità del loro lavoro e gli appalti dei Comuni concessi a chi dimostri di avere del personale preparato specificamente in questo senso. E allora perché no, un bel corso di guida sicura dedicato agli autisti di scuolabus sarebbe un vero e proprio tocco magico, o – come si suol dire - un salto di qualità e provate a dire che non ce ne è bisogno.
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