Registro dei tumori, ecco come
si è perso un anno e mezzo
tra errori e burocrazia lumaca

La sede della Regione Lazio
di Pierfederico Pernarella
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Domenica 12 Novembre 2017, 20:58 - Ultimo aggiornamento: 13 Novembre, 11:59
La sfida del risanamento ambientale della Valle del Sacco non può essere affrontata senza l’attivazione degli strumenti che consentono di avere un quadro chiaro e preciso sulle condizioni di salute della popolazione. Quegli strumenti sono il Registro tumori e lo Studio epidemiologico del Sin Valle del Sacco. Peccato che la loro attivazione è ancora lettera morta. Perché? A cosa sono dovuti questi ritardi? Cosa manca?
A queste domande ha tentato di rispondere un gruppo di associazioni composto da Civis Ferentino, Comitato La Rinascita di Patrica, ATES S.Elia Fiumerapido, Medici di Famiglia per l’Ambiente di Frosinone, Movimento Civico Paliano, Comitato “A difesa dell’ospedale di Colleferro. Rimettendo insieme tutti gli atti (consultabili sul sito web di Civis), le associazioni hanno ricostruito tutte le tappe e evidenziato le falle, per giungere a una conclusione: «Ritardi e polemiche non sono più tollerabili».
Le associazioni hanno quindi presentato una diffida formale alle direzioni regionali competenti ad adempiere per mettere in funzione il Registro Tumori e lo Studio epidemiologico. Se questo non avverrà, le associazioni annunciano che non esiteranno a rivolgersi al Tar per chiedere la nomina di un commissario ad acta. Veniamo ai fatti.
REGISTRO TUMORI
In questo caso, denunciano le associazioni, «gli uffici regionali hanno accumulato un anno e mezzo di ritardo». Ecco come. Dopo l’istituzione con la legge regionale del 12 giugno 2015, il primo atto è arrivato con lo schema di regolamento d’attuazione approvato dalla giunta il 26 giugno del 2016. Successivamente, il 9 settembre, il testo del regolamento è stato sottoposto al parere del Garante della Privacy. Un errore. Il Garante infatti, dopo aver svolto l’esame, come era presumibile, il 30 marzo di quest’anno ha indicato alcune modifiche. Quindi il testo, con le modifiche, è dovuto passare di nuovo all’approvazione della giunta. Una mera formalità. Peccato, scrivono le associazioni, che «gli uffici regionali abbiano impiegato ben sei mesi per un copia-incolla del nuovo testo che è tornato giocoforza ad una nuova approvazione della giunta il 13 ottobre».

Morale della favola: «Un anno e mezzo di tempo perso in lungaggini burocratiche che hanno riportato il Registro dei Tumori quasi alla casella di partenza, come nel gioco dell’oca». Il nuovo testo è stato approvato dalla commissione politiche sociali e sanità del Consiglio regionale il 31 ottobre. Bene, dicono le associazioni, stavolta non si è perso tempo. Ma è meglio non farsi illusioni. La strada è ancora lunga e impervia: «Manca l’approvazione definitiva della Giunta Regionale, la redazione dei protocolli d’attuazione da parte del Dipartimento Epidemiologico e l’attivazione delle Unità presso le ASL per la raccolta e la trasmissione dei dati».

STUDIO EPIDEMIOLOGICO
In questo caso, al contrario del Registro Tumori, scrivono le associazioni, «nemmeno una casella del percorso è stata conquistata». Questo perché le risorse per la realizzazione dello studio epidemiologico, stanziate con una delibera di giunta nel maggio scorso, non sono mai state erogate al Dipartimento Epidemiologico. Colpa del deficit finanziario della sanità regionale? No. In questo caso il capitolo di bilancio è quello per la bonifica della Valle del Sacco. E questo non è il solo equivoco da chiarire. «Lo Studio Epidemiologico - evidenziano le associazioni - è inserito della delibera che riguarda la costituzione del Presidio Sanitario ed Ambientale presso l’ex ospedale di Anagni, ma è iniziativa che rimane distinta e diversa dalla riapertura di alcuni reparti e servizi presso la città dei Papi, e che tante polemiche politiche hanno provocato. Lo Studio Epidemiologico che non va confuso, come taluni hanno fatto, con la riattivazione o meno dell’ospedale». Insomma, non ci sono scuse.
 
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