Quando Margherita Hack venne a Terni
e insegnò alla città a essere un laboratorio

Quando Margherita Hack venne a Terni e insegnò alla città a essere un laboratorio
di Marco Santarelli
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Lunedì 13 Novembre 2017, 18:08
TERNI «Ormai sono scomparsi i veri cultori della scienza». Esordisce così l’allora Dirigente scolastico del Liceo Scientifico Galilei di Terni, Adriana De Francisci, che nel maggio 2011 ha voluto fortemente l’incontro con Margherita Hack, la grande astrofisica scomparsa nel 2013. La Hack è stata una donna che ha fatto della scienza una missione per renderla fruibile a tutti. Ed è stata anche a Terni, a spiegare cos’è la scienza. Era il 27 maggio 2011, all’Anfiteatro romano, ore 10, i ragazzi si alzano in piedi e scroscia un applauso spontaneo. Quel giorno partì il nostro lavoro in coppia, la Scienza per tutti, un progetto di divulgazione scientifica che cominciammo insieme ed è ancora attuale oggi.
«Avevamo scelto la dottoressa Hack- aveva spiegato la professoressa De Francisci - perché rendeva il difficile accessibile a tutti. Non sfoggiava paroloni e rappresentava la sintesi e la chiarezza. Non le interessava nè la spaventava la sua eccezionalità. Non cercava gloria». Forse Margherita Hack dava proprio fastidio ai baroni della cultura. Il suo essere rispettata senza chiedere nulla. Il suo dire le cose che pensava. «La ricerca - amplia un po’ il discorso davanti ad un caffè, la Dirigente - deve andare avanti non bloccando il sapere, ma proiettando le idee oltre il settore pubblico». Questo lo confermo anch’io. La ricerca sta diventando privata. 
L’incontro, che ormai mescola passato e futuro, è proseguito poi nel pomeriggio al Teatro Secci. Oltre alle istituzioni c’era il grande fisico Roberto Battiston, un altro che avrebbe potuto veramente far decollare il settore scientifico che seguiva a Terni e che poi, invece, è andato altrove, raggiungendo enormi risultati.. Con noi il profondo Aldo, marito della Hack, con il suo compagno Alzheimer, che ci guardava e giudicava ogni nostro vestito. Lui era l’Eolo, la spinta, il soffio di Margherita, quello che sistemava i suoi articoli quando stava ancora bene e quello che lei ha sposato in Chiesa e non ha mai lasciato nei suoi ultimi incontri. 
Terni, quel giorno in cui venne Margherita, era una città mista di attesa e scienza. Ancora oggi la ricorda e mi piace pensare che anche lei abbia contribuito a portare la città sulla strada dell’innovazione. La strada della ricerca applicata. Lo dimostrano sempre di più le nascite delle start up in città (con un discorso molto controverso tra idee e reali aiuti), sempre più orientate a ricerca e sviluppo e verso i servizi per le aziende, ovvero la teoria applicata alla pratica e al quotidiano. 
L’idea di Margherita Hack era che ogni città sotto il profilo della ricerca e sviluppo, deve diventare una vero laboratorio, una World City Network come ci dice Gilda Catalano in “Reti di luoghi e reti di città” (Rubbettino, 2005), in cui «parlare delle connessioni tra luoghi significa pensarli in termini di relazione tra aree territoriali: una possibilità è di leggerli come punti che comunicano tramite vie di trasporto, oppure come luoghi che scambiano merci e [..]come poli produttivi». 
E questi temi sono ancora attualissimi nel dibattito sullo sviluppo della città
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