Caso Mollicone, la figlia del brigadiere suicida: «Mio padre fu ricattato, aveva capito chi ha ucciso Serena»

Caso Mollicone, la figlia del brigadiere suicida: «Mio padre fu ricattato, aveva capito chi ha ucciso Serena»
di Vincenzo Caramadre
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Martedì 14 Novembre 2017, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 15 Novembre, 12:58
ARCE - «Mio padre è stato ricattato, qualcuno gli ha prospettato ritorsioni contro i figli e i nipoti: per questo motivo, per anni, ha taciuto sulla morte di Serena». A parlare a una settimana dalla consulenza che ha riaperto il caso attorno all’omicidio di Serena Mollicone, è Maria Tuzi, la figlia del brigadiere dell’Arma morto suicida nel 2008, pochi giorni dopo aver riferito ai pm della Procura di Cassino di aver visto Serena, il primo giugno 2001, entrare in caserma, ad Arce, in Ciociaria.

LE LESIONI
La svolta l’ha segnata la consulenza della professoressa Cristina Cattaneo, con la quale è stato affermato che le lesioni al capo di Serena «sono compatibili» con l’urto su una porta sequestrata in un alloggio della caserma dei carabinieri di Arce. «Quanto emerso dalla consulenza conferma a pieno la tesi sostenuta da anni da Guglielmo Mollicone: che Serena quel giorni si sarebbe recata in caserma. Per quanto concerne mio padre, credo che il suo silenzio, durato sette anni, sia stato il frutto di un senso di protezione nei confronti della famiglia.

Qualcuno - ha aggiunto Maria Tuzi - ha ricattato mio padre, non ho le prove, ma è quello che abbiamo portato all’attenzione della Procura che ha riaperto le indagini sulla morte di mio padre».Maria Tuzi ha un quadro chiaro anche del suicidio. «Qualcuno - dice - lo ha istigato e gli ha complicato la vita fino al punto di indurlo alla morte. Personalmente leggo il suicidio di mio padre, come l’estremo gesto di protezione nei confronti della famiglia. Pochi giorni dopo aver parlato con il pm avrebbe dovuto confrontarsi di nuovo in Procura, non sappiamo cos’è successo, ma la sua morte ha evitato ritorsioni».

Le indagini sulla morte di Santino Tuzi sono ancora in corso, ma il procuratore capo di Cassino Luciano D’Emmanuele e il sostituto Beatrice Siravo che da un decennio sui occupa del caso, hanno può volte tenuto distinti i fascicoli.

MORTA SOFFOCATA
Serena, potrebbe aver ricevuto il colpo alla testa e poi, tramortita è stata imbavagliata ed è morta soffocata. «Stabilito - si legge nelle consulenza - che in via di elevata probabilità le lesioni contusive e le fratture al capo sono la conseguenza di un urto del versante sinistro del capo contro una superficie piana e ottusa, compatibile con la porta in giudiziale sequestro, va ricordato che la morte non è comunque da ricondursi a questo trauma. L’ipotesi maggiormente suffragata dai dati scientifici che Serena Mollicone, colpita alla testa, abbia riportato un trauma cranico, molto probabilmente produttivo di una perdita di coscienza, e che sia stata la chiusura delle vie aeree».

Ma come si è arrivati, nella consulenza, ad affermare la compatibilità tra la frattura cranica e il segno di rottura trovato sulla porta? C’è un importante elemento: l’altezza di Serena e il punto in cui è stato trovato il segno di rottura sulla porta. Serena era alta 1 metro e 55 e la porta è rotta a 1 metro e 54. «Se immaginiamo una forte spinta – conclude il consulente – della parte sinistra della testa contro la porta (..) l’impatto avverrà all’incirca a quell’altezza. Mentre un pugno di un maschio alto tra 1.75 e 1.80, se dato di nocca va ad impattare a un livello più basso, se dato di piatto va ad impattare a un livello superiore». Ancora:il corpo è stato abbandonato subito a Fonte Cupa (località a pochi chilometri da Arce). Ma quando è morta Serena?

ORE DI AGONIA
«La valutazione dell’epoca della morte di Serena Mollicone – scrive la consulente – è inficiata dalla mancanza di dati certi. Ma, tenuto conto di alcuni fattori riportati nei verbali di sopralluogo e di autopsia, la morte sembrerebbe da ricondurre tra le 24 e le 48 ore prima del sopralluogo medico-legale. Purtroppo l’assenza di elementi fondamentali, tra cui la mancanza di rilievi termici, non permette di raggiungere risultati più accurati». Questa la conclusione della professoressa Cattaneo, per cui Serena ha avuto diverse ore di agonia, considerato che l’ultimo avvistamento certo è intorno alle 11 del primo giugno 2001 e la morte è collocata tra le 24 ore, massimo 48 ore prima del ritrovamento, vale a dire il 3 giugno.
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