Epatite C dopo un intervento chirurgico, ospedale condannato a risarcire

Epatite C dopo un intervento chirurgico, ospedale condannato a risarcire
di Giovanni Del Giaccio
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Martedì 14 Novembre 2017, 09:24 - Ultimo aggiornamento: 17:44
Un banale intervento chirurgico, la sanificazione carente all'ospedale "Sant'Alfonso de Liguori" a Sant'Agata dei Goti  e l'infezione da epatite C per un uomo che dopo quattro anni è stato risarcito dal Tribunale di Benevento.

Il suo caso è seguito dall'avvocato   Renato Mattarelli di Latina, al quale ieri è stata notificata la sentenza di primo grado. L'uomo, oggi cinquantenne, sei mesi dopo l'intervento avvenuto nel 2012, ha scoperto di aver contratto il virus dell'epatite C.

Il Tribunale  ha accolto la tesi del difensore  il quale ha sottolineato come al momento dell'ingresso nella struttura sanitaria il paziente non era affetto da HCV e che solo dopo il ricovero all’ospedale de’ Liguori era poi risultato positivo al test del virus dell’epatite C.

Il Tribunale ha accertato che l’allora 46enne non si era esposto ad altre fonti di contagio come trasfusioni di sangue, emodialiasi, tatuaggi, body piercing, altri interventi chirurgici, cure dentarie, omosessualità, scambio di siringhe tra tossisco dipendenti e via discorrendo,

La sentenza del Tribunale di Benevento, dopo aver affermato che  «la diligente sterilizzazione dell’ambiente ospedaliero, della sala operatoria, dei luoghi di degenza e delle attrezzature costituisce, obbligo, precipuo della casa di cura obbligata in virtù del deferito contratto di spedalità, ad offrire ambienti salubri ed attrezzature conformi ai parametri della scienza e della tecnica medica» ha dichiarato la responsabilità dell’Asl Benevento 1 nella sua funzione di vertice e gestione dell’ospedale di Sant’Agata dei Goti, per non aver evitato il prevedibile contagio derivante, con elevata probabilità, dalla mancata sterilizzazione degli strumenti cui è entrato in contatto il paziente.

Il Tribunale ha riconosciuto all’uomo un risarcimento  di circa 42mila euro. «Non escludo l'appello - spiega l’avvocato - per la parte in cui la sentenza non riconosce una quantificazione maggiore del danno subito dall’uomo che dopo aver saputo di essere stato contagiato esce raramente da casa, ha cambiato il suo stile di vita ed è caduto in una depressione reattiva alla consapevolezza della grave infezione» 

Mentre l'attenzione verso il sangue, causa negli anni '70 e '90 della trasmissione di virus dell'epatite e dell'Aids, è da tempo al massimo, purtroppo si verificano ancora casi di infezioni ospedaliere dovute a mancata attenzione alla sterilizzazione della strumentazione. Un anno fa in provincia di Agrigento il caso di pazienti talassemici infettati per i macchinari della dialisi non disinfettati a dovere.
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