Non uccise la nonna: libero dopo 15 mesi di carcere

Non uccise la nonna: libero dopo 15 mesi di carcere
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Martedì 14 Novembre 2017, 11:00
E’ rimasto in carcere per 15 mesi, fino al 12 gennaio 2017, con l’orribile ed infamante accusa dell’ omicidio della nonna di 95 anni la quale sarebbe stata pestata di botte perché il nipote era stanco di accudirla. Ieri il gup di Lanciano Marina Valente ha emesso la clamorosa ed ampia assoluzione, il fatto non sussiste, al termine del rito abbreviato scelto dall’imputato Emilio Teti, 43 anni, di Bomba. Assoluzione chiesta anche dal pm Serena Rossi. Il suo difensore, l’avvocato Massimiliano Piancentino Sichetti, si attiverà ora per ottenere un maxi risarcimento per ingiusta detenzione, citando in causa il ministero della Giustizia.

A favore dell’imputato ha giovato i risultati della perizia del Ctu nominato dal giudice, il medico legale Cristian D’Ovidio, di Chieti, il quale ha concluso che la morte della nonna Eliane Grimount è sopravvenuta per cause naturali; ovvero per insufficienza cardiaca acuta e sovraccarico polmonare e grave stato di malnutrizione. La donna infatti era malata e magrissima e così un infarto l’ha stroncata. Il 24 ottobre 2015 la signora Eliane, di origine francese, madre della madre di Teti, arriva all’ospedale di Lanciano in pre coma, malconcia, fragile e con molte patologie. Proprio i sanitari del Renzetti si insospettiscono per primi che qualcosa non andava, avendo notato un’ampia consistenza di ematomi sull’esile corpicino dell’anziana, nello specifico l’intero torace e braccio sinistro. Poco dopo la signora Eliane muore. Scatta l’inchiesta culminata il giorno dopo, il 25 ottobre, con l’arresto del nipote Teti accusato di omicidio aggravato dal grado di parentela e dalla convivenza con la vittima.

Poi anche la perizia voluta dalla procura di Lanciano arriva alla stessa conclusione di compatibilità del decesso. Sono state le botte inferte dal nipote a causarne la morte, si evidenziò a seguito di autopsia. Emilio Teti ha ripetuto e confermato «Era mia nonna, le volevo bene e non le ho mai fatto del male, anzi l’ho accudita amorevolmente per anni. Non è vero che ero divenuto insofferente nel doverla assistere».
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