Emergenza rifiuti a Roma, allarme dell’Ama: «Non ce la facciamo»

Emergenza rifiuti a Roma, allarme dell’Ama: «Non ce la facciamo»
di Fabio Rossi
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Lunedì 8 Gennaio 2018, 00:04 - Ultimo aggiornamento: 10:17

L’Ama lancia l’allarme sul sistema dei rifiuti della Capitale, e chiedono esplicitamente il soccorso dell’Emilia Romagna, ma da Milano i vertici del Movimento 5 Stelle, dopo aver inizialmente accettato obtorto collo l’accordo siglato con il governatore Stefano Bonaccini, frenano: «Non possiamo far passare l’idea che un’amministrazione Pd salvi la principale città che amministriamo». 

Ecco la lettera integrale (se non la vedi CLICCA QUI)



Né tantomeno che a farlo sia Federico Pizzarotti, sindaco reprobo di quella Parma che, insieme a Modena e Granarolo (in provincia di Bologna) avrebbe accolto i rifiuti extra della Città eterna. Trattandoli, peraltro, proprio in quel termovalorizzatore che ha rappresentato la pietra dello scandalo tra i Cinque stelle e il loro ex primo cittadino emiliano.

L’APPELLO
Nonostante le smentite di maniera delle ultime ore, era stata proprio la municipalizzata romana a lanciare l’allarme in direzione della via Emilia, parlando esplicitamente di «perdurante fragilità dell’assetto impiantistico» di Roma e della mancanza di «un’adeguata autosufficienza» nel trattamento dei rifiuti. La lettera, indirizzata alla direzione Politiche ambientali e Ciclo dei rifiuti della Regione Lazio, parte il 7 dicembre scorso, a ridosso del periodo caldo delle festività natalizie. 

A firmarla è Lorenzo Bagnacani, da maggio scorso presidente e amministratore delegato dell’Ama. Bagnacani, anch’egli emiliano (di Reggio) è stato chiamato nella Capitale dalla sindaca Virginia Raggi dopo l’esperienza al vertice dell’Amiat, la municipalizzata torinese per i rifiuti, dove era arrivata su nomina del Comune guidato da Chiara Appendino.

I PUNTI CRITICI
L’Ama invia il documento alla Regione «in aggiunta alla richiesta di manifestazione di interesse ai gestori di impianti di trattamento meccanico biologico presenti nel territorio nazionale» e agli atti già predisposti «nell’ottica di assicurare una maggiore capacità di trattamento di rifiuti urbani non pericolosi prodotti nel territorio» romano, «stante la perdurante fragilità dell’attuale assetto impiantistico tale da non garantire, ancora oggi, un’adeguata autosufficienza degli impianti di trattamento di rifiuti urbano non pericolosi presenti nel territorio laziale».
Adesso Bagnacani smentisce la preferenza per l’Emilia: «La nostra logica è di preferire gli impianti più vicini in modo da ridurre il più possibile i costi e il traffico dei camion - ha detto ieri il manager dell’Ama in un’intervista a Reggio Report - Abbiamo chiesto la disponibilità alle Regioni Toscana e Abruzzo».

LETTERA ESPLICITA
Ma la lettera da lui firmata era piuttosto esplicita: soprattutto quando si chiede «l’attivazione di accordo interregionale tra codesta Regione (il Lazio, ndr) e la Regione Emilia Romagna, stante la disponibilità appena ricevuta da gestori di impianti di termovalorizzazione a recupero ubicati in detta Regione, per ricevere e trattare i rifiuti» della Capitale.

IL DIETROFRONT
Con i camion pronti a partire, e i rifiuti per strada a Roma, è arrivata la retromarcia del Campidoglio, a quanto pare caldamente consigliata da Milano. A Palazzo Senatorio, comunque, si affrettano ad attribuirsi la paternità della decisione, attribuendole motivazioni tecniche o economiche. 

LE GIUSTIFICAZIONI
«A Roma il sistema di raccolta ha tenuto, pur di fronte all’impennata di produzione dei rifiuti del periodo natalizio», sostiene l’assessore capitolino all’ambiente, Pinuccia Montanari. «Portare i rifiuti di Roma in Emilia Romagna costa molto di più, oltre 180 euro a tonnellata - ribadisce il presidente della commissione consiliare ambiente Daniele Diaco (M5S) - Per questo, e non per ragioni politiche, ancora nessun camion è partito da Roma per gli impianti emiliano-romagnoli». La soluzione strutturale? 

«Porteremo la raccolta differenziata porta a porta a 490.000 abitanti e arriveremo nel corso del 2018 a 1,2, milioni di cittadini - dice ancora Montanari - Le accuse di inefficienza le rispediamo al mittente».

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