Quell'assalto dei graffitari nell'indifferenza delle autorità

di Paolo Graldi
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Martedì 9 Gennaio 2018, 07:49
Un giro in città, dalla periferia al centro (in un giorno di festa con meno traffico e i negozi con le saracinesche abbassate tutto è più evidente) e ci esplode davanti agli occhi una realtà di degrado insopportabile: l'assalto dei graffitari, altro che artisti del murales!, ha imbrattato ogni spazio libero. Nessun riguardo nella scelta degli obiettivi: dal monumento, al palazzo storico alle mura e giù giù contro vetrine, mezzi pubblici, treni pendolari, barriere anti rumore.

Niente nessuno viene risparmiato. L'arrembaggio a colpi di bombolette spray si scompone in fasce d'intervento: dal ti amo Samantha, al niente resterà impunito con un simbolo bellicoso per arrivare al Totti sei tutti noi. Ma è il diffondersi della grafica che mostra una dilagante ipertrofia dell'Io degli autori che si manifesta nei ghirigori che contengono nient'altro che le loro iniziali. Il rischio è che nel degrado crescente, Roma finisca per considerare normale, quasi accettabile, questo scempio come catastrofe inevitabile e inguaribile.

Il codice penale commina multe da 103 euro a chi venisse preso sul fatto e per i recidivi perfino il carcere: evento che non si è ancora verificato. Una sentenza della Cassazione aiuta e assolve chi trasforma quell'insulso lampo di vernice in un atto d'artista: stupefacente. Le associazioni si ribellano, nell'indifferenza delle autorità. Ecco, le autorità. Nessuno le ha viste all'azione, sono fantasmi. Come i graffitari che nessuno vede tranne i segni indelebili che lascia il loro passaggio.

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