Bellomo destituito, ok definitivo del Consiglio di Stato: via dalla magistratura

Bellomo destituito, ok definitivo del Consiglio di Stato: via dalla magistratura
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Venerdì 12 Gennaio 2018, 14:50 - Ultimo aggiornamento: 14 Gennaio, 09:47

Ora è definitivo. Il Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa, organo di autogoverno dei magistrati del Tar  e del Consiglio di Stato, ha dato il via libera alla destituzione di Francesco Bellomo, il consigliere finito nella bufera per i corsi per aspiranti magistrati conditi da avances, dress-code, minigonne e «contratto». La rimozione dai ranghi della magistratura amministrativa è la terza nella storia e in ogni caso la prima per vicende di questo genere. Bellomo è stato destituito per aver leso il prestigio della magistratura.

L'attenzione ora si sposta sulle scuole per aspiranti magistrati, dove è necessario mettere ordine. Serve più rigore, e i criteri in base ai quali vengono autorizzati gli incarichi di docenza vanno rivisti. Il richiamo è arrivato dal presidente del Consiglio di Stato, Alessandro Pajno, nel corso del plenum del Cpga, l'organo di autogoverno delle toghe amministrative che oggi con un solo astenuto e tredici voti a favore ha preso atto di quanto deciso mercoledì dai 70 consiglieri riuniti in adunanza generale e ha decretato definitivamente che Bellomo è fuori dalla magistratura. A questo punto il fascicolo transiterà a Palazzo Chigi e da qui sarà trasmesso al Quirinale, dove il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, deve ratificare per decreto la decisione assunta. Poi per Bellomo si aprirà quasi certamente la strada del ricorso, un'azione che peraltro interesserà ancora una volta Tar e Consiglio di Stato. L'intero iter disciplinare, avviato a febbraio dopo la denuncia del padre di una ragazza, pervenuta a fine 2016, ha preso circa un anno.

«Tempi molto brevi», afferma il segretario generale della Giustizia amministrativa, Mario Luigi Torsello, tenuto conto che «è il primo caso della storia in cui un magistrato viene destituito senza che vi sia stato un processo penale». Le inchieste in cui Bellomo è indagato, infatti, si sono messe in moto in un secondo momento e non erano neppure iniziate quando è partito il disciplinare in Consiglio di Stato, cosa «che ha reso più complicato il nostro lavoro e ha richiesto maggiore cautela», sottolinea Torsello. Ora ci si interroga soprattutto su come garantire la serietà di scuole e docenti, visto che lo scandalo Bellomo, che ha coinvolto anche il pm di Rovigo Davide Nalin, nasce proprio attorno alla sua scuola, «Diritto e scienza», al «contratto» che veniva fatto sottoscrivere, al dress-code richiesto con tacchi e minigonna, alle pressioni esercitate sulle ragazze. Eppure nel giugno del 2014 era stato proprio Bellomo a stendere il parere del Consiglio di Stato a favore delle norme sulle quote rosa nelle società pubbliche quotate in Borsa come garanzia di equilibrio a tutela «dell'efficienza del sistema».

Il messaggio che Pajno ha affidato al Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa, è netto: «È necessario procedere a un profondo ripensamento della materia riguardante gli incarichi di insegnamento nelle scuole di preparazione ai concorsi in magistratura, anche eventualmente attraverso preliminari confronti con il Csm, il Ministero della Giustizia e il mondo dell'università». Non basta, non deve bastare, insomma, essere ottimi giudici, avere un buon curriculum, essere in regola con le sentenze da scrivere per vedersi autorizzare una docenza: i criteri devono cambiare. E i requisiti vanno sottoposti a una costante verifica. Un tema che «il Consiglio di presidenza si è impegnato ad approfondire con serietà e rigore», assicura Torsello.



 

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